PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Io mi propongo, ma manda chi vuoi tu...

padre Gian Franco Scarpitta  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/02/2007)

Vangelo: Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,1-11

In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Quando iniziavo a percorrere i primi timidi passi del mio itinerario vocazionale verso il sacerdozio, ritenevo sulle prime cosa impossibile che io potessi anche essere ammesso in Seminario perché la mia vita, seppure non riprovevole, non era quella di un uomo perfetto: il "commettere dei peccati" e il "comportarmi male" in determinate occasioni a casa, a scuola e in altri luoghi non mi rendevano diverso dagli altri ragazzi e pertanto non mi davano quella "marcia in più" che io pensavo fosse necessaria per essere ammessi al sacerdozio. Immaginavo che il candidato prete fosse un uomo speciale, con determinate virtù e caratteristiche di perfezione e di carisma di sacralità. Negli anni successivi, frequentando la parrocchia e lasciandomi guidare dal mio Direttore Spirituale, compresi che la vita sacerdotale non corrisponde necessariamente alla santità piena e definitiva; anzi, non è affatto raro il caso che la perfezione evangelica e le virtù di fede, speranza e carità siano molto più esplicite nel laicato e nella vita professionale e determinati valori molte volte vengono incarnati in dimensioni ben differenti da quelle della vita presbiteriale.

Anche se i ministri di Dio sono tenuti a conformarsi sempre più a Cristo e a orientare i fedeli con la loro rettitudine chi si consacra alla causa del Vangelo non per forza è un santo ben definito e del resto questo è anche risaputo se si osserva attentamente la vita dei profeti e degli apostoli: in moltissimi casi si tratta sempre di uomini tutt'altro che perfetti, assassini (Mosè) persecutori della Chiesa (Paolo), pagani miscredenti (Luca), ladri (Matteo), sui quali grava la consapevolezza del peccato e della loro indegnità di essere missionari e latori della Parola e anche in queste due letture di oggi si riscontra questo aspetto peculiare della riconoscenza del peccato. Isaia, di fronte ai tre esseri alati che proclamano l'uno all'altro la gloria di Dio Onnipotente, si ritiene perduto "perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo un popolo dalle labbra impure io abito"; ammette cioè di non essere all'altezza di Dio perché peccatore anche per il fatto che, stando alle antiche impostazioni religiose e culturali, chiunque si trovasse a guardare Dio faccia a faccia era destinato a non sopravvivere. L'impurità infonde nell'animo di questo profeta il senso di piccolezza e di peccaminosità che lo rende indegno perfino di vivere e gli procura sensazione di disagio, incompetenza e smarrimento al cospetto di Dio.

La medesima sensazione è provata anche da Simone, subito dopo il prodigioso evento della pesca portentosa il cui profitto si deve all'intervento del Signore: si ritiene peccatore e immeritorio della stessa presenza di Gesù che tuttavia mostra la sua condiscendenza proprio nell'attribuirgli fiducia incondiazionata in questo incarico di essere "pescatore di uomini"; ma ancora una volta si evince come chi viene scelto per un peculiare incarico missionario ometta di manifestare innata integrità di vita.

E tuttavia Dio nell'eleggere i propri emissari non si preoccupa affatto di appurare il loro stato di perfezione e di attendibilità morale, ma sceglie gli eletti seguendo il solo criterio del suo volere libero e incondizionato che molte volte non corrisponde con i parametri a cui siamo abituati noi: come si evince dalla Scrittura, non sempre viene scelto fra i profeti chi gode di speciali caratteristiche di santità o di competenza ma molte volte viene nominato e inviato chi dal nostro punto di vista è da considerarsi spregevole e indegno; Dio infatti sceglie le persone che lui solo ha deliberato fin dall'eternità secondo un disegno a noi imperscrutabile ma che corrisponde comunque e in tutti i casi a specifici e singolari piani di salvezza e al bene stesso della nostra persona, ragion per cui quando si avverte un germe di vocazione o ci si prospetta probabili messaggeri del divino annuncio, occorre non ossessionarsi nei dubbi e nelle incertezze ed evitare di procrastinare che pongono il freno della titubanza ma lasciare che sia Dio stesso a plasmarci e ad agire su di noi secondo il Suo volere di bontà e di misericordia. Se il Signore ti ha chiamato per una determinata missione e se è sua volontà che tu persegua un determinato progetto di vita, senza dubbio ti darà tutti i mezzi e le prerogative necessarie perché si realizzi su di te quanto Lui ha stabilito.

Il fatto che Isaia sia raggiunto da due carboni ardenti che lo liberano dallo stato di impurità e che Gesù non esiti a trattenere con sé Simone nonostante la propria ammissione di peccato attesta infatti che Dio non lascia incompiute le sue opere né realizza i suoi progetti nella mera parzialità e incompletezza, sicché provvede sempre ad attrezzare adeguatamente chi ha scelto alla missione di profeta e di evangelizzatore attraverso un'adeguata formazione umana e spirituale senza con questo manomettere la nostra natura e il nostro costitutivo personale e questo non può non ingenerare in noi la fiducia e la risolutezza nel deciderci per il Signore senza temere nefaste conseguenze, lasciando che sia Lui a guidare la nostra vita e la nostra storia secondo il progetto che egli ha impostato su di noi essendo questo l'unico effettivamente valido.

La presenza di Dio nella nostra vita non si esaurisce tuttavia alla sola possibilità di chiamata ad una speciale vita di consacrazione ma permea tutta la nostra quotidiana poiché Dio ci chiama in ogni contesto e in tutte le circostanze della nostra esistenza, in primo luogo alla riscoperta del suo amore nei nostri confronti e della volontà di comunione che intende instaurare con noi, quindi all'avere come punto di riferimento costante il suo Figlio come nostro amico e confidente nonché compagno nelle avventure e finalmente ad affidarci allo Spirito Santo e alla Sua assistenza in tutte le nostre deliberazioni e nelle incertezze per poterci realizzare tutti i giorni della nostra vita e dimenarci nel mondo nella realizzazione piena nel suo nome. Come avvenne per il profeta Isaia che una volta preso coscienza dell'intervento di amore divino nei suoi confronti si propone egli stesso come latore della Parola di Dio senza attendere di essere interpellato dal Signore (forse unico caso nella Bibbia): "Eccomi, manda me".

La mancata risposta alle vocazioni al sacerdozio, che ha costituito una costante problematica in questi ultimi decenni, potrebbe anzi avere la sua spiegazione nella carenza di Dio come nostro Referente continuo di vita; nella mancata convinzione dell'esistenza di Qualcuno che ci ama da sempre e che in forza del suo stesso amore ci conduce tutti i giorni verso quello che è il vero e il giusto, insomma si spiega con la nostra carenza di familiarità con Dio che non di rado viene interpretato alla stregua di un Ente Supremo perfetto e avulso dalla nostra storia.

Ancora peggio, forse si è ancora abituati a una visione pessimistica di Dio quale Giudice severo dei nostri peccati pronto a condannare e a deplorare le nostre colpe e i nostri limiti secondo parametri di linguaggio che allontanano da Dio e non incentivano alla comunione con lui.
E in questo caso la strada da fare è ancora lunga.

 

Ricerca avanzata  (54047 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: