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TESTO Commento su Is 35,1

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Lunedì della II settimana di Avvento (11/12/2006)

Brano biblico: Is 35,1 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Si rallegri il deserto e la terra arida esulti e fiorisca la steppa.

Come vivere questa Parola?

È la profezia previsione poetica che è anche ben più di un'immagine lirica; è il contenuto stesso della nostra speranza in Colui che è "venuto a visitarci dall'Alto" come "sole" di salvezza. Anzitutto bisogna riconoscere che spesso, molto spesso il nostro vivere ha la connotazione del "deserto" e della "steppa": un'aridità, un'impossibilità congenita a fiorire e a fruttificare il bene. C'è in noi la nostalgia, il richiamo, nel migliore dei casi anche una gran voglia di fiorire bontà pace generosità fedeltà, e mettiamoci ogni nobile virtù umana e cristiana. Non c'è pero una vera possibilità di realizzare un comportamento tale in cui splenda la santità del vivere, che è il perseverare nel bene. Com'è dunque consolante quel che Isaia profetizza circa l'Incarnazione del Verbo come uno scaturire d'"acqua nel deserto", uno "scorrere di torrenti nella steppa". Sì, "irrobustite le mani fiacche" – dice ancora il testo – "Dite agli smarriti di cuore: coraggio – non temete, ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi". Ma quale "vendetta"? L'unica lecita e buona: la vendetta dell'Amore che è lo straripare della Misericordia di Dio, tramite la venuta di Gesù, contro ogni male, a salvarci perché realizziamo gioia di bene.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo allo Spirito Santo di guardare con realismo a quanto di desertico e stepposo, cioè privo di bene c'è in me, ma solo per rallegrarmi nella certezza che sì, tutto può misteriosamente fiorire, se vivo il Natale con apertura totale a Gesù.

Signore, dammi di credere e gioire perché Tu sei la Vita che cerca la mia terra arida per cambiarla in terra d'amore.

La voce di un testimone dei nostri giorni

Il bene zampilla da una sorgente più profonda di quella del male ed è tale da sanare la stessa radice del male. Per cui possiamo ancora guardarci intorno con gli occhi della speranza.
Carlo Maria Martini

 

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