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TESTO Con Giovanni Battista incontro al Messia

padre Antonio Rungi

II Domenica di Avvento (Anno C) (10/12/2006)

Vangelo: Lc 3,1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,1-6

1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

5Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

Dopo aver celebrato con particolare solennità la festa dell'Immacolata, durante la quale la liturgia ci ha indicato il modello a cui ispirarsi, nell'umiltà, per andare incontro al Signore nell'annuale Solennità del Santo Natale, oggi ritorniamo alla liturgia dell'Avvento, con la seconda tappa spirituale che ci porta a celebrare nella fede, nella speranza e nella carità il Mistero del Verbo Incarnato, il Mistero del Dio Fatto, dell'Emmanuele, del Messia atteso, del Redentore unico dell'umanità, Gesù Cristo Nostro Signore.

Una figura speciale ci viene indicata in questa domenica seconda di Avvento ed è la straordinaria e coraggiosa personalità del precursore, nonché "cugino" del Signore, Giovanni Battista, che nel Vangelo di oggi si presenta come colui che grida nel deserto ed invita a preparare la strada al Signore che viene. Un invito rivolto a tutti e specialmente a quanti vivono l'esperienza del deserto morale e interiore, dei senza Dio e dei senza speranza, ma anche di quanti presumono di avere Dio nel proprio cuore e nella propria prospettiva di vita, quando in realtà hanno solo l'io, se stessi.

Giovanni Battista è un personaggio storico, collocato dal Vangelo di Luca in un preciso momento della storia d'Israele: "Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell'Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa', la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: "Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!".

Riferimenti storici richiamati dall'evangelista per dire la serietà dell'argomentazione che intende portare sia in riferimento al Messia e sia a chi precede il Messia nell'opera della conversione e della preparazione all'Avvento del Salvatore. Giovanni il Battista è la voce che grida e invita a preparare la strada, eliminando ogni ostacolo a livello interiore e personale, perché il Signore entri davvero nella nostra vita. Il Battesimo che predica Giovanni è un battesimo di conversione e di preparazione a ricevere il perdono. Quel perdono che l'umanità riceverà nella sua totalità e per sempre con la morte in croce e con la risurrezione del Signore. In questo Avvento annuale anche noi dobbiamo metterci in ascolto di questa voce profetica e coraggiosa del Precursore che ci chiede di dare una risposta sincera ed autentica al Signore che viene incontro a ciascuno di noi e vuole parlare al cuore di ciascuno di noi, perché il deserto in cui spesso ci troviamo venga sostituito con un prato fiorito di speranza e carità. Ne abbiamo bisogno di fronte ad un mondo afflitto e malinconico, pur avendo tra le sue mani tante ricchezze e potenzialità. Un mondo che ha tutto eppure non gode di tutto e non è felice per nulla.

L'Avvento di Gesù apre il cuore alla speranza e alla vera gioia e felicità, come ci ricorda il profeta Baruc nella Prima Lettura di oggi: "Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul capo il diadema di gloria dell'Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore ad ogni creatura sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per sempre: "Pace della giustizia e gloria della pietà". Sorgi, o Gerusalemme, e stà in piedi sull'altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti da occidente ad oriente, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li riconduce in trionfo come sopra un trono regale. Poiché Dio ha stabilito di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare la terra, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. Anche le selve e ogni albero odoroso faranno ombra ad Israele per comando di Dio. Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui". Deporre la veste del lutto e dell'afflizione è l'invito che ci rivolge il Profeta in attesa del Messia. Un invito non facile da recepire quando l'umanità nostra è contrassegnata da tante realtà di lutto e di morte, con le violenze, le ingiustizie, le guerre le oppressioni, la fame, la miseria, l'offesa, la vergogna, la depravazione, e quanto altro di negativo che l'uomo può fare in questo mondo. La speranza della vita e della risurrezione viene proprio da Dio nel quale dobbiamo riporre ogni nostro legittimo desiderio di felicità e gioia vera.

E sul tema della gioia, della carità, dell'attesa serena e produttrice di bene e di giustizia vera del Salvatore si incentra il testo della seconda lettura odierna, tratto dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi: "Fratelli, prego sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest'opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. Dio mi è testimone del profondo affetto che ho per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio".

Discernere il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno del Signore. Il Natale al quale ci stiamo preparando ci sollecita proprio questa capacità di discernimento del meglio, tra tanti apparenti e falsi beni. Solo la grazia di Dio e l'illuminazione che viene dallo Spirito Santo ci può aiutare giorno per giorno a discernere e scegliere ciò che è bene per noi in vista non solo di questo Natale, ma soprattutto dell'incontro definitivo con Dio. Essere integri e irreprensibili, due qualità morali che non ammettono compromessi di alcun genere e tantomeno con la coscienza. Questo ci chiede l'Avvento, tempo di attesa, ma soprattutto tempo di costruire la gioia e la speranza nei nostri cuori e nel cuore di quanti incontriamo e che ascoltano attraverso di noi la voce di Dio, perché dobbiamo essere tutti testimoni di Gesù Bambino e di Gesù Risorto, speranza del mondo.

 

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