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TESTO La nostra vita non va verso il vuoto, ma verso un incontro

padre Raniero Cantalamessa

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I Domenica di Avvento (Anno C) (03/12/2006)

Vangelo: Lc 21,25-28.34-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 21,25-28.34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

L'autunno è il tempo ideale per meditare sulle cose umane. Abbiamo davanti a noi lo spettacolo annuale delle foglie che cadono dagli alberi. Da sempre si è visto in ciò una immagine del destino umano. "Si sta – come d'autunno – sugli alberi – le foglie", dice il poeta Giuseppe Ungaretti. Una generazione viene, una generazione va...

Ma è veramente questo il nostro destino finale? Più misero di quello di questi alberi? L'albero, dopo essersi spogliato, a primavera torna a fiorire, l'uomo invece una volta caduto in terra non vede più la luce. Almeno, non la luce di questo mondo...Le letture di domani ci aiutano a dare una risposta a questa che è la più angosciosa e la più umana delle domande.

Ricordo di aver visto da ragazzo in un film o un giornalino di avventure una scena che mi è rimasta sempre impressa. Nella notte è crollato un ponte della ferrovia; un treno ignaro arriva a tutta velocità; il custode del passaggio a livello si mette in mezzo ai binari gridando: Ferma! Ferma!" e agitando una lanterna per segnalare il pericolo; ma il macchinista è distratto o non lo vede e avanza trascinandosi dietro il treno nel fiume...Non vorrei calcare le tinte, ma a me pare un'immagine della nostra società che avanza frenetica al ritmo di rock 'n roll, trascurando tutti i segnali di allarme che provengono non solo dalla Chiesa, ma da tanti persone che sentono la responsabilità del futuro...

Con la prima domenica di Avvento comincia un nuovo anno liturgico. Il Vangelo che ci accompagnerà nel corso di questo anno, ciclo C, è quello di Luca. La Chiesa coglie l'occasione di questi momenti forti, di passaggio, da un anno all'altro, da una stagione all'altra, per invitarci a fermarci un istante, a fare il punto sulla nostra rotta, a porci le domande che contano: "Chi siamo? da dove veniamo? e soprattutto dove andiamo?"

Nelle letture della Messa di domani, tutti i verbi sono al futuro. Nella prima lettura ascoltiamo queste parole di Geremia: "Ecco verranno giorni -oracolo del Signore- nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per David un germoglio di giustizia...." .

A questa attesa, realizzata con la venuta del Messia, il brano evangelico dà un orizzonte o contenuto nuovo che è il ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi. "Le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande".

Sono toni e immagini apocalittiche, da catastrofe. Invece si tratta di un messaggio di consolazione e di speranza. Ci dicono che non stiamo andando verso un vuoto e un silenzio eterni, ma verso un incontro, l'incontro con colui che ci ha creato e ci ama più del padre e della madre. Altrove la stessa Apocalisse descrive questo evento finale della storia come un entrare al banchetto nuziale. Basta ricordare la parabola delle dieci vergini che entrano con lo sposo nella sala nuziale, o l'immagine di Dio che sulla soglia dell'altra vita, ci aspetta per asciugare l'ultima lacrima rimasta appesa ai nostri occhi?

Dal punto di vista cristiano, tutta la storia umana è una lunga attesa. Prima di Cristo si attendeva la sua venuta, dopo di lui si attende il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi. Proprio per questo il tempo di Avvento ha qualcosa di molto importante da dirci per la nostra vita. Un grande autore spagnolo, Calderon de la Barca, ha scritto un dramma celebre intitolato "La vita è sogno". Con altrettanta verità si deve dire: la vita è attesa! È interessante che questo sia proprio il tema di una delle opere teatrali più famose dei nostri tempi: Aspettando Godot di Samuel Beckett...

Di una donna che aspetta un bambino si dice che è "in attesa"; gli uffici delle persone importanti hanno tutti la "sala d'attesa". Ma a pensarci bene la vita stessa è una sala di attesa. Noi ci spazientiamo quando siamo costretti ad attendere, per una visita, per una pratica. Ma guai se cessassimo di attendere qualcosa. Una persona che non si attende più nulla dalla vita è morta. La vita è attesa, ma è vero anche il contrario: l'attesa è vita!

Cosa distingue l'attesa del credente da ogni altra attesa, per esempio dall'attesa dei due personaggi che aspettano Godot? Lì si attende un misterioso personaggio (che poi secondo alcuni sarebbe proprio Dio, God, in inglese), senza però alcuna certezza che egli venga davvero. Doveva venire al mattino, manda a dire che verrà al pomeriggio, al pomeriggio che ora non può venire, ma che verrà sicuramente la sera, la sera che forse verrà il mattino dopo... E due poveracci sono condannati ad attenderlo, non hanno alternativa.

Non così il cristiano. Egli aspetta uno che è già venuto e che cammina al suo fianco. Per questo dopo la prima domenica di Avvento in cui si prospetta il ritorno finale di Cristo, nelle successive domeniche ascolteremo Giovanni Battista che ci parla della sua presenza in mezzo a noi: "In mezzo a voi, dice, c'è uno che voi non conoscete!". Gesù è presente in mezzo a noi non solo nell'Eucaristia, nella parola, nei poveri, nella Chiesa...ma, per grazia, abita nei nostri cuori e il credente ne fa l'esperienza.

Quella del cristiano non è una attesa vuota, un lasciar passare il tempo. Nel vangelo di domani Gesù dice anche come deve essere l'attesa dei discepoli, come devono comportarsi nel frattempo, per non essere colti di sorpresa: "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita.... Vegliate e pregate in ogni momento...".

Ma di questi doveri morali avremo occasione di parlare in altre occasioni. Termino con un ricordo cinematografico. Ci sono due grandi storie di iceberg portati sullo schermo. Una è quella del Titanic che conosciamo bene..., l'altra è narrata nel film di Kevin Kostner Rapa Nui, di qualche anno fa. Una leggenda dell'isola di Pasqua, situata nell'oceano Pacifico, dice che l'iceberg è in realtà una nave che ogni tanti anni o secoli passa accanto all'isola per permettere al re o all'eroe dell'isola di salirvi sopra e andare verso il regno dell'immortalità.

C'è un iceberg sulla rotta di ognuno di noi, sorella morte. Possiamo far finta di non vederlo o non pensarci come la gente spensierata che quella notte faceva festa sul Titanic, o possiamo tenerci pronti per salirvi sopra e lasciarci condurre verso il regno dei beati. Il tempo di Avvento dovrebbe servire anche a questo...

Padre Raniero Cantalamessa

 

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