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TESTO Fa splendere il tuo volto su di noi, Signore (278)

don Remigio Menegatti  

IV Domenica di Avvento (Anno C) (24/12/2006)

Vangelo: Lc 1,39-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,39-45

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Mic 5, 1-4) loda il piccolo villaggio di Betlemme, in cui Dio ha scelto che nascesse "il dominatore in Israele". Betlemme è la città di Davide, il ragazzo che diventa re e compie opere grandi. A Betlemme arriveranno anche Giuseppe – discendente di Davide – e Maria, sua sposa, dalla quale nasce un altro piccolo destinato ad essere "re grande su tutta la terra", il pastore che "pascerà con la forza del Signore". In Gesù, discendente di Davide, riconosciamo il Salvatore del mondo.

Il vangelo (Lc 1, 39-48) ci racconta di un altro piccolo villaggio, sperduto nelle montagne di Israele. In esso abita Zaccaria e sua moglie Elisabetta, e vengono raggiunti da Maria per condividere la gioia della duplice attesa: dalla donna anziana e sterile nascerà Giovanni, il precursore; la ragazza vergine diventerà la madre del Figlio di Dio, colui che segue.

Salmo 79
Tu, pastore d'Israele, ascolta,
assiso sui cherubini rifulgi
Risveglia la tua potenza
e vieni in nostro soccorso.

Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi il ceppo che
la tua destra ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato.

Sia la tua mano sull'uomo
della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te
hai reso forte.
Da te più non ci allontaneremo,
ci farai vivere e invocheremo

il tuo nome.

Il salmo è un'invocazione a Dio. Il popolo eletto, popolo della promessa e dell'Alleanza chiede al Signore di essere presente in mezzo a quanti confidano in lui e lo attendono con fede. Il popolo canta la tenerezza di Dio usando le immagini della vita quotidiana. Si paragona infatti al gregge di cui Dio è il pastore che viene in soccorso a quanti chiedono la sua presenza. Altra immagine, che troviamo spesso nella Bibbia, è la vigna: scelta e piantata da Dio, e da lui stesso coltivata con grande attenzione e cura. È il germoglio coltivato con estrema tenerezza, per difenderlo da tanti possibili rischi.

Dalle immagini della terra e del lavoro umano si passa poi a quelle più immediate: Dio è un padre che si prende cura del suo figlio, per renderlo forte e farlo crescere sicuro e robusto. Dio pone la sua mano a protezione di questo figlio prediletto. Il figlio, da parte sua, si impegna ad ascoltare e attuare le parole del padre, invocando il suo nome e camminando per le strade da lui tracciate.

Un commento per ragazzi

"È già arrivato Natale, e non me ne sono accorto" sentiamo dire spesso, anche in confessionale, ogni anno quando il calendario ci avvisa che è vicino la fatidica data. Se poi capita che l'ultima settimana di avvento dura solo un giorno il "lamento" può sembrare ancora più intenso. Nessun problema – dico io – nessun problema! Non preoccupiamoci per questo. Se fosse un guaio, è tra quelli che a cui si rimedia senza difficoltà, basta volerlo.

Succede così per la nascita di qualsiasi bambino: alcuni – i genitori – la spettano da tempo; altri – i fratelli – ne sono avvertiti da mesi. Altri ancora vengono a saperlo poco prima. È logico che sia così. Ciò che invece non ha senso – sia verso un qualsiasi bambino, che verso il Bambino Gesù – è che il tutto si risolva in una veloce visita "sora cuna" (lett. "sopra la culla") dicevano un tempo dalle mie parti, ovvero nella visita alla famiglia quando vediamo il fiocco appeso alla porta.

Il Natale non è la magica atmosfera che sfiorisce il 26 dicembre perché subentra nelle priorità la gita sulla neve, oppure mancano pochi giorni al veglione e quindi è indispensabile pensare a quello. Il Natale è come il giorno della nostra nascita. Non è che il giorno dopo, o la settimana seguente, i nostri genitori ci abbiano dimenticato o messo in secondo piano solo perché è "passato il natale". Un amore vero coltiva il germoglio che è spuntato, si prende cura dell'amico che è venuto a stare con noi, del fratello che ha reso felice l'umanità. Maria non ha fatto festa solo qualche giorno, per poi dimenticarsi del figlio suo che è il Figlio di Dio fatto uomo. La sua gioia non si chiude alla fine del canto che chiamiamo "Magnificat."

Elisabetta non fa festa solo quando scopre di attendere un bambino; la sua vita cambia radicalmente e anche se è ormai avanti negli anni assume tutta la tenerezza e la forza di una nuova – e giovane – mamma. Non dice "ormai è tardi, ci rinuncio"; lei accoglie il dono anche se a tanti può sembrare che sia arrivato oltre ogni tempo ragionevole. Non preoccupiamoci allora se ci accorgiamo che è Natale solo alla vigilia; e da cosa poi ce ne rendiamo conto? Dalle luminarie, dal presepe, dall'albero? O dalla celebrazione penitenziale, dalla benedizione dell'immagine di Gesù da mettere nel presepe, dal profumo dei dolci tipici? Certe cose, come i dolci, ci sono tutto l'anno; le vie sono illuminate già dal mese di novembre, su qualche casa la stella rimane appesa – anche se non accesa – per tutti i 12 mesi del calendario...In un certo modo è Natale sempre, basta solo avere la voglia di accogliere non tanto "la magia" di questi giorni, quanto "il Dono" che è Gesù e far festa con lui. Un dono che c'è sempre. Pure negli altri 364 giorni.

Si tratta allora di lasciarsi illuminare dalla luce di Dio in modo che come splende il suo volto, così sia pieno di luce anche il nostro. Un volto luminoso non perché teniamo in mano la candela per cantare in casa i canti della tradizione, o la lanterna a petrolio mentre giriamo per le strade – agghindati da "pastori" per il canto della Stella. E neppure solo perché ci fermiamo davanti al camino dove brucia il ceppo della tradizione, in attesa di aprire i regali deposti nei giorni precedenti sotto l'albero, lui pure carico di luce.

Un volto luminoso perché "trasuda" la gioia del cuore, la gioia della nascita di un fratello, che diventa grande, più grande di noi e si fa nostro compagno di strada e con le sue parole ci guida alla gioia dell'amore di Dio...che non dura un giorno solo!

Un suggerimento per la preghiera

O Padre, ricco di amore, tu che "hai scelto l'umile figlia di Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l'obbedienza del Verbo venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode". A questo canto di gioia, fa' che ci uniamo pure noi che riconosciamo la bellezza del tuo dono.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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