TESTO Commento su Luca 20,27-40
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Sabato della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (25/11/2000)
Vangelo: Lc 20,27-40
Dalla Parola del giorno
Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui.
Come vivere questa Parola?
I sadducei, una setta religiosa dei tempi di Gesù, non credono nella resurrezione dei morti e fanno dell'ironia a questo proposito, ponendo un cavilloso interrogativo a Gesù. La risposta, come sempre, spiazza gli avversari con un argomento che afferra gl'interlocutori e li fa spaziare là dove il loro materialismo non si sognava di giungere. Gesù li rende avvisati di quanto è totalmente diversa la vita dell'al di là. Saremo per sempre "figli della risurrezione" entrando nella piena dimensione del nostro essere figli di Dio, liberi dai limiti della materia, del sesso e della morte come ne sono liberi gli Angeli.
La sottolineatura più forte che ne emerge è il nostro rapporto con Dio che è il "Dio dei viventi", non dei morti. Essendo suoi figli noi non saremo più preda della morte ma, con Lui e a causa di Lui, "figli della risurrezione" nell'esplosione di una esistenza eterna dove a regnare sarà Dio-Amore. E finalmente sarà "tutto in tutti".
In questa vigilia della solennità di Cristo Re m'interrogo seriamente. Lascio spazio in me a forze di morte (le spinte dell'orgoglio, della suscettibilità, dei ripiegamenti egoistici) o mi apro decisamente a lasciar regnare in me le forze della vita con le sue esigenze di superamento di me, di attenzione ai bisogni di chi mi è vicino, di gesti d'amore? E so che, pur piccoli e feriali, questi gesti sono premessa e consistenza di vita eterna?
La voce di un Padre della Chiesa
Dio non può essere considerato il responsabile del male e della morte, Lui il Vivente, autore della Vita. Se quando la luce brilla di un puro splendore qualcuno abbassa volontariamente le palpebre, il sole non è responsabile del fatto che egli non ci vede.
Gregorio di Nissa