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TESTO Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio (273)

don Remigio Menegatti  

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (19/11/2006)

Vangelo: Mc 13,24-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,24-32

24In quei giorni, dopo quella tribolazione,

il sole si oscurerà,

la luna non darà più la sua luce,

25le stelle cadranno dal cielo

e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.

28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

32Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Dn 12, 1-3) parla dei segni che aiutano il credente ad attendere con fede l'incontro definitivo con Dio. Non si tratta di sapere in anticipo quando avverrà, bensì di ricordare che Dio è fedele alle sue promesse e viene incontro ai suoi amici per farli entrare nella sua festa e comunicare loro la gioia intensa e piena della sua vita divina. Quanti sono fedeli riflettono la luce piena di Dio, come stelle che nella la notte indicano la direzione da tenere per raggiungere sicuri la meta della vita. Le inevitabili tribolazioni della vita non devono impaurire chi ha fede e allontanarli dalla strada che conduce alla piena comunione con Dio.

Il vangelo (Mc 13, 24-32) fa parte dei discorsi di Gesù sulla conclusione della storia e la meta di salvezza verso cui siamo incamminati per incontrare lui, lo sposo fedele che ci invita alle sue nozze, il fratello che ci ha preceduto nella casa di Dio per prepararci un posto e assicurarci una gioia senza fine, in una pasqua senza tramonto.

Salmo 15
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,

sta alla mia destra, non posso vacillare.

Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai
la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo
veda la corruzione.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra.

Il salmo appare come una professione di fede del credente che ha compreso che la storia non va verso la fine, come assurdità, paura e vuoto, bensì cammina nella direzione prevista nel progetto di Dio, il fedele. Il Signore tiene nelle sue mani la vita del credente, e le dona sicurezza perché lui cammina a fianco di chi gli si affida con fiducia. La morte è un'esperienza comune per gli uomini, compresi i credenti. Ma non assurge ad ultima parola: Dio non abbandona la vita dell'uomo nel sepolcro, non la lascia in balia della corruzione a cui sono soggette tutte le creature. La grande risposta di Dio di fronte al dramma della morte è la risurrezione, come nuova strada verso la vita, per vivere alla presenza di Dio e gustare la dolcezza che nasce dal suo amore. Dio indica all'uomo il sentiero per giungere alla sua casa, dove è assicurata la gioia di chi già in questa vita gode della presenza di Dio, e lo riconosce come causa di salvezza.

Un commento per ragazzi

Un esempio introduttivo "importante" può farci andare, con la memoria unita alla fantasia, a tre piccole navi, le caravelle Nina, Pinta, Santa Maria, su cui erano imbarcati Cristoforo Colombo e quanti condividevano con lui l'avventura nuova di andare nelle Indie per una strada nuova. Dall'alto del suo posto di osservazione la vedetta scorge i segnali che indicano una terra all'orizzonte e finalmente, sicura di quanto vede, lancia il grido liberatorio: "Terra, terra in vista!"

Un esempio più vicino a noi: siamo usciti dall'autostrada e guardiamo con attenzione i segnali stradali perché la meta del nostro viaggio è ormai vicina, e non vogliamo sbagliare direzione e allontanarci dal luogo scelto per le nostre vacanze.

La vita umana è paragonabile anche ad un viaggio che ha come destinazione l'incontro pieno e definitivo con Dio; un viaggio che abbiamo iniziato proprio perché lui ci ha incontrato e ci ha lasciato un invito e alcune indicazioni di fondo. Ci offre di stare con lui non il tempo - sempre troppo breve - di una vacanza, bensì per sempre. Il discorso contenuto nella Parola di Dio di oggi non riguarda la fine della storia, bensì il fine, il senso, il motivo profondo della nostra avventura in questo mondo. Non ci dice quando arriverà la conclusione della vicenda umana e quali strani fenomeni la anticiperanno. Ci incoraggia a non fermarci, a non uscire dalla strada segnata per non allontanarci dalla casa che è sua e nostra; sua perché lui abita lì, nostra perché è andato a prepararci un posto così che possiamo vivere con lui per sempre. Non è questione di tempo, ma di stile di vita. Non ci anticipa i giorni o le settimane in cui avverrà questo, ma ci ricorda come vivere normalmente perché questo incontro sia veramente l'inizio di una festa senza fine, di un giorno senza tramonto.

La storia umana non è un treno lanciato a tutta velocità verso un binario morto e tanto meno in direzione di un precipizio; ci sta conducendo alla stazione dove siamo attesi, se accettiamo che Dio sia il nostro compagno di viaggio e seguiamo le sue indicazioni. Il fine della storia è la comunione piena con Dio e con quanti hanno accolto questo suo invito. Un invito che viene continuamente riproposto in modo che se in qualche occasione l'abbiamo lasciato cadere è sempre possibile valorizzarlo; si tratta solo di essere attenti e cogliere i segnali che la storia ci manda. Gesù ricorda ai suoi che come sono capaci di riconoscere i segnali delle stagioni - il fico che in primavera mette le foglie -, così devono esercitarsi a comprendere i segnali della vicenda in cui sono impegnati e Dio e l'uomo; entrambi desiderosi di farla funzionare bene. Dio ce la sta mettendo tutta.

Non si tratta allora di cercare negli oroscopi le indicazioni sulla possibile felicità o sui pericoli da evitare. Non si tratta neppure di camminare "con la testa nel sacco", assorti nei "messaggini" che continuamente partono e arrivano grazie all'amico fedele di ogni ragazzo: il cellulare. Ci sono altri messaggi, molto più importanti, ma meno facili da capire, messaggi che sono la Parola di Dio. Una parola "vestita" in maniera semplice, senza sfarzo, che si comprende solo se si presta una discreta attenzione, e si cerca non solo con la mente ma anche con il cuore. Una Parola che oltre che essere proclamata in chiesa nella liturgia risuona nelle parole dei nostri genitori, educatori, del don, delle suore che prestano servizio nella comunità in cui anche noi siamo inseriti e da cui siamo educati. Educati a camminare con Dio per giungere alla sua casa e stare con lui sempre, nella gioia vera, l'unica per cui vale la pena vivere con intensità.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, in tua compagnia noi siamo sereni e non ci preoccupiamo troppo delle sofferenze perché tu "vegli sulle sorti del tuo popolo". Ti chiediamo di accrescere pure "in noi la fede che quanti dormono nella polvere si risveglieranno". Donaci anche "lo Spirito, perché operosi nella carità attendiamo ogni giorno la manifestazione gloriosa del tuo Figlio che verrà per riunire tutti gli eletti nel suo regno". Tra questi saremo anche noi, che già adesso camminiamo al tuo fianco, nelle vicende di questa nostra storia.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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