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TESTO Beati i poveri in spirito: di essi è il Regno dei cieli (272)

don Remigio Menegatti  

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/11/2006)

Vangelo: Mc 12,38-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,38-44

38Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (1 Re 17, 10-16) racconta come una vedova accoglie il profeta Elia e accetta di spartire con lui la farina e l'olio che le sono rimasti. Dio accoglie questa generosa disponibilità e opera il miracolo: la farina e l'olio non diminuiscono, in modo tale che per diversi giorni mangiano Elia, la vedova e il suo figlio. Dalla concreta e vicina possibilità di morte – "la mangeremo e poi moriremo" – si passa alla sicurezza della vita, grazie all'aiuto del Signore che ricompensa la generosità di chi lo ama.

Il vangelo (Mc 12, 38-44) presenta il gesto di un'altra vedova che offre al tempio due spiccioli, per il valore di un quattrino. Gesù lo osserva e la loda; a differenza dei ricchi che mettevano molto monete – e Gesù afferma che si tratta solo del superfluo - lei dona tutto quello che possiede, dimostrando di confidare in maniera completa nel Signore. Il brano riposta inoltre una decisa critica di Gesù nei confronti di quegli scribi che si mettono in mostra, ricercano i saluti e i primi posti e "divorano le case delle vedove" mentre "ostentano grandi preghiere".

Salmo 145
Il Signore è fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,

il Signore protegge lo straniero.

Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion,

per ogni generazione.

Il salmo presenta alcune caratteristiche del Signore; tra queste fondamentale appare la fedeltà al popolo che ha chiamato. In questa comunità vi sono dei poveri, la cui condizione sembra smentire le promesse di Dio. In realtà sono frutto delle ingiustizie commesse soprattutto da chi, pur avendo la responsabilità e l'autorità di far applicare le leggi, non ha assolto il compito di difendere e aiutare gli indigenti.

In mancanza di scelte umane secondo giustizia, Dio stesso si mette in prima persona dalla parte degli ultimi, operando miracoli come nel caso della vedova che aveva aiutato Elia. Tra questi poveri vengono ricordati in maniera esplicita gli oppressi e gli affamati, i prigionieri e chi è caduto, i ciechi e gli stranieri, l'orfano e la vedova. Si tratta di categorie svantaggiate a causa di comportamenti sociali lontani dalla giustizia di Dio, che insegna invece di prendersi cura prima di tutto di quanti godono minori possibilità.

Dio regna come re giusto proprio perché non abbandona coloro che sono in difficoltà, e a fatica riconoscono la verità dell'Alleanza a cui, nonostante la povertà, vogliono restare fedeli.

Un commento per ragazzi

In tanti romanzi, fumetti, films, cartoni animati emerge la figura dell'eroe, di solito solitario, che si vota con tutto se stesso alla difesa dei deboli. È il personaggio, un po' misterioso e spesso abbastanza riservato, che interviene improvvisamente, e sempre al momento giusto, quando la vicenda sta per concludersi negativamente, e rovescia la situazione, dirigendola a favore di chi era ingiustamente gravato dalla cattiveria del malvagio di turno.

I due racconti, in particolare quello narrato nel primo libro dei Re, mostrano un personaggio in comune: la vedova. Nel primo caso appare quasi subito sulla scena; nel secondo caso è presentata alla fine e messa in rilievo dal commento che Gesù esterna, vedendo il suo gesto. In realtà il vero personaggio centrale è Dio: lui si prende cura di tutti, a partire da chi non può contare su altro aiuto al di fuori del Signore. È lui il "liberatore" che entra in scena al momento giusto, come risposta alle domande di aiuto delle persone come pure ai loro gesti di generosa disponibilità. Chi si fida nel Signore può contare sulla sua fedeltà all'alleanza, perché ha scoperto che proprio questa è una delle caratteristiche specifiche di Dio. Si tratta dei "poveri in spirito", ovvero di quanti dimostrano di essere attenti e solidali con chi soffre per aver sperimentato in prima persona sia la tristezza della povertà che la gioia che nasce dall'aiuto ricevuto. Davanti al Signore non ci sono persone di "serie B", anche se umanamente alcuni sono svantaggiati.

Questi fatti aiutano a scoprire il vero volto di Dio, andando oltre i titoli, se pur belli, ma che rischiano di restare vuoti.

Lui è padre dei poveri e sostegno delle vedove perché prende le difese degli ultimi. Ma non vuole restare da solo. Come avviene spesso per questi "eroi mascherati" dei nostri racconti: accettano la collaborazione di altri. Così è per il Signore, che non vuole esercitare il monopolio della bontà, non si dimostra geloso del bene che pure noi possiamo fare. Anzi desidera che noi, suoi figli, impariamo da lui per imitare il suo stile di servizio. E se qualche volta sembra assente, o in ritardo sui bisogni umani, è proprio perché lascia campo libero alla nostra azione. Dio desidera che la sua paternità continui e si espanda nella nostra fraternità. Non posiamo rimanere spettatore, pronti ad applaudire i gesti d'amore di Dio; si tratta invece di scendere in campo con lui e giocare al meglio delle nostre possibilità la grande partita del bene che vuole sconfiggere il male, della luce che dissolve le tenebre che ci impediscono di contemplare il vero volto di Dio.

In questo impegno di imitare Dio, collaborando con lui, non si è mai troppo giovani! È già tempo favorevole per imparare e così condividere una delle caratteristiche di Dio che lo rendono maggiormente apprezzato da noi. Non riusciamo ad amare un Dio lontano, assente, indifferente alle nostre vicende ed estraneo alle nostre richieste. Oltre che amare Dio per il suo amore concreto verso gli ultimi, si tratta anche di mettersi al suo fianco, non tanto per prendere il suo posto, quanto invece per allargare il raggio della sua azione, per diffondere la luce che proviene da lui e ha illuminato il nostro volto, facendoci scoprire che siamo suoi figli nella misura che imitiamo il suo amore di Padre buono.

Più presto impariamo il suo stile e prima riusciamo a vivere con relativa facilità quanto lui ci insegna, donandogli in tal modo una gioia sconfinata e senza fine.

Un suggerimento per la preghiera

O Dio, la Parola che ci hai offerto ti presenta come "Padre degli orfani e delle vedove, rifugio agli stranieri giustizia agli oppressi". Noi desideriamo conoscere sempre meglio i tuoi gesti d'amore, per imparare da te e collaborate all'opera della salvezza. Per questo ti chiediamo: "sostieni la speranza del povero che confida nel tuo amore, perché mai venga a mancare la libertà e il pane che tu provvedi" e anche noi impariamo "a donare sull'esempio di colui che ha donato se stesso, Gesù Cristo nostro Signore".

Libri di don Remigio Menegatti

 

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