TESTO Commento su Matteo 10,17-22
Santo Stefano, primo martire (26/12/2003)
Vangelo: Mt 10,17-22

«17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: 20infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
La fedeltà a Cristo mette i discepoli in contrasto anche con i parenti e i connazionali che non vogliono accogliere l'annuncio del vangelo: "Sarete odiati da tutti a causa del mio nome" (v.22).
Il discepolo, quando è perseguitato, deve perseverare fino alla fine ( v.22). Non c'è alternativa per essere salvati. Il vangelo impegna a tempo pieno e per sempre.
La persecuzione fa parte della storia della salvezza: è la via della croce che continua. Il mondo ha odiato il Cristo e continua a odiarlo nei suoi discepoli. La ragione dell'odio è sempre la stessa: "per causa mia" (v.18).
Il mondo odia i discepoli di Cristo perché con la loro esistenza lo mettono in questione, lo turbano e lo contestano. La persecuzione è una magnifica occasione per testimoniare Cristo davanti a tutti ( v.18).
Gesù non promette ai suoi missionari il successo e il prestigio, ma prospetta loro un destino di sofferenza e di persecuzione. Essi non devono preoccuparsi di fronte alle aggressioni, ma attendere e avere fiducia nell'azione di Dio. Il discepolo è chiamato a percorrere la strada della testimonianza nella sofferenza, prendendo come modello Gesù, il crocifisso risorto.