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TESTO Qual è il primo dei comandamenti

don Romeo Maggioni  

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Tutti i Santi (01/11/2006)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Domanda più che intelligente quella dello scriba: qual è in sostanza il cuore della fede? Che cosa vuol dire essere cristiano? "Qual è il primo dei comandamenti?".

L'amore - si risponde. L'amore a Dio e l'amore al prossimo - dice Gesù. "Non c'è altro comandamento più importante di questi". (Sottolineare l'anomalia di un singolare che finisce in plurale!).

Ma si parla di un primo e di un secondo comandamento: benché uniti, hanno una gerarchia. Quali sono allora i rapporti di uno con l'altro? Stanno insieme, ma come?

Cerchiamo di capire bene le precisazioni di Gesù. Oggi non c'è al mondo parola tanto inflazionata quanto quella dell'amore: lo si vive e se ne parla in centomila modi diversi. Ma... che cosa è veramente amore o il vero amore?

1) IL FONDAMENTO DELL'AMORE

Cominciamo con una delle affermazioni bibliche più decise: "In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Gv 4,10). "Lui ci ha amati per primo" (1Gv 4,20). Lì è la fonte e il modello dell'amore; lì è il fuoco dal quale sono scaturite le scintille che sono state seminate nel cuore d'ogni uomo, fatto appunto a immagine di quel Dio "che è amore" (1Gv 4,8). Dio ci precede, ci anticipa con gesti concreti d'amore, fino a quello supremo di "Colui che dà la vita per i suoi amici" (Gv 15,13). L'amore vero lo vive Dio. Noi solo se lo attingiamo da Lui, possiamo dire di vivere un amore vero, un amore giusto, che fa bene!

Anzitutto sperimentandolo potremo rispondergli con altrettanto amore. "Uno ama quando si sente amato - dice sant'Agostino -; per questo io amo Dio, perché lui per primo ha amato me". L'amore verso Dio - il primo dei comandamenti - ha bisogno di un fondamento: quello della fede, cioè della conoscenza di quello che Dio ha fatto per noi. Per questo Gesù prima di dire: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore..", richiede la professione: "Il Signore Dio nostro è l'unico Signore: dunque...!". Se Dio è l'unico che ti ha amato così tanto, non puoi non rispondergli che con altrettanta totalitarietà d'amore. L'esperienza dell'amore di Dio fonda e produce la nostra risposta di amore pieno verso di Lui.

Il secondo comandamento: "Ama il prossimo tuo come te stesso", ha bisogno anche lui di attingere a quella esperienza e a quella forza se vuol essere capace di amare al di là del proprio interesse, essere risanato dal proprio egoismo, imitare quella gratuità e purezza che solo Dio possiede e ci può donare. Tutto il mondo è pieno di propositi d'amore, solidarietà, condivisione: ma quali e quanti i frutti? E poi, chi è capace di quella forma sublime - e pure ogni tanto necessaria - di amore che è il perdono, se non ci vien dato come dono e grazia da Dio? Anche l'amore del prossimo ha bisogno di una fondazione religiosa se vuol essere vero, stabile e pienamente efficace; capace cioè di cercare anche quel bene ultimo di ogni uomo che è il destino divino.

2) LE CARATTERISTICHE DELL'AMORE

"Non c'è altro comandamento più importante di questi"... dice il testo originale. I due comandamenti costituiscono un comandamento unico. Devono essere sempre compresenti. L'uno senza l'altro non possono stare. Non è amore vero. Molti cristiani tendono a semplificare: è sufficiente amare il prossimo! Il secondo comandamento non sostituisce il primo. E' prendersi gioco di Gesù fargli dire che è sufficiente amare i fratelli per amare Dio. E' come declassare il vangelo a pura solidarietà umana: questa l'hanno predicata anche tanti altri uomini! Il pensiero evidente di Gesù è che l'amore fraterno sta in seconda posizione: Dio sta davanti! L'amore a Dio è garanzia necessaria ai nostri amori umani; l'aprirci a Dio prepara ad aprirci agli uomini. Lungi dall'essere interscambiabili, i due comandamenti si rafforzano l'un l'altro. Se vuoi essere fedele a Gesù, non puoi accontentarti di amare Dio: devi amare anche il prossimo. Ma non puoi accontentarti di amare il prossimo: devi amare anche Dio.

Da qui l'insistenza su quella totalità del cuore e della vita che è richiesta nell'amare Dio: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il primato di Dio "perché è unico", dice quanto il cuore dell'uomo sia fatto solo per l'eterno e per l'infinito: "Ci hai fatti per te, Signore" - dice sant'Agostino. E' illusione dell'uomo peccatore credere di accontentarsi di altro. Questo significa non avere altri idoli a fianco di Dio, credere che il sommo bene è Lui, che non ci si può permettere di perderLo. Verso di Lui bisogna tendere pur attraverso altri beni intermedi e altri amori. Tale amore va vissuto con intelligenza, con coerenza della vita ma anche col cuore, con i sentimenti e l'intimità di un dialogo da uomo a uomo dacché Dio ha preso in Cristo un cuore di uomo.

Amando Dio come l'unico, non significa escludere gli altri; significa piuttosto caricarsi di tutta la passione e l'amore che Dio ha per ogni uomo e vivere quell'amore gratuito, fedele e misericordioso che lo distingue, e che oggi siamo chiamati a prolungare nel tempo. Questa è propriamente la missione di ogni battezzato. L'amore del prossimo diviene così verifica dell'amore a Dio: "Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Gv 4,20). Gesù è sempre stato esigente su questo punto: "Se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (Mt 6,15). Fino a giungere ad identificarsi col più piccolo tra i fratelli che riceve un gesto d'amore da noi: "...L'avete fatto a Me" (Mt 25,40).

"Amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come se stesso - conclude Gesù - val più di tutti gli olocausti e i sacrifici". E' richiamo importante per la nostra vita cristiana: che non si fermi ad un culto puramente d'abitudine e di gesti, senza il calore e la dedizione del cuore; che la nostra messa non finisca in chiesa, ma sia portata fuori per tradurla in giustizia e carità!

Amore sincero verso Dio, amore fattivo verso il prossimo, sono il segno d'equilibrio nel nostro crescere da figli di Dio. Il cristianesimo è religione di Dio e dell'uomo, senza contrapposizioni e separatismi; religione di un Dio che s'è fatto uomo; religione di un uomo amato ed esaltato da Dio. Quell'autentico umanesimo plenario per il quale ogni uomo in Cristo diviene più uomo!

 

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