TESTO Commento Luca 12,1-7
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Venerdì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (20/10/2000)
Vangelo: Lc 12,1-7
Dalla Parola del giorno
Radunatesi migliaia di persone a tal punto che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei Farisei che è l'ipocrisia".
Come vivere questa Parola?
L'accalcarsi della folla attorno a Gesù dice la simpatia, il fascino, la forza spirituale che la sua persona emanava. Ed è forte anche questo suo bollare un male di tutti i tempi: la voglia di apparire diversi da quello che si è: più bravi, più colti, più santi...
L'ipocrisia è anche la "coda di paglia" (come si dice) per nascondere difetti a situazioni nostre che, comunque, temiamo facciano formulare agli altri giudizi negativi nei nostri confronti.
L'ipocrisia è un lievito acido dentro la pasta dell'umanità che la fa mal fermentare sulla sponda della paura, della menzogna, di una vita inautentica. La terapia di questo male? E' il cuore semplice, da chiedere al Signore, il cuore del bambino che non ha nulla da nascondere e che, nelle sue paure, si lancia nelle braccia della mamma. "Non temere, voi valete più di molti passeri" dice oggi Gesù. E ancora ci rassicura: "Non temete gli uomini che possono uccidere il corpo e, dopo, non possono più far nulla. Temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettarvi nella Geenna".
Oggi rientrerò nel cuore per vedere alla luce dello Spirito Santo (che invocherò umilmente) se sono semplice, se agisco con naturalezza, senza "blocchi" circa quello che possano pensare o dire di me. Farò..."capriole di gioia" nel "non temete" che Gesù anche oggi mi ripete ben due volte e verbalizzerò:
Gesù, mi fido di te.
La voce di un padre del deserto
Insegna alla tua lingua a dire solo quello che hai nel tuo cuore.
Abba Poemen