TESTO Commento su Luca 12,35-38
mons. Vincenzo Paglia Diocesi di Terni
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Martedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (24/10/2006)
Vangelo: Lc 12,35-38
Gesù, al ricco stolto sorpreso dalla morte, contrappone il discepolo in attesa del suo Signore. La vigilanza diviene una delle dimensioni spirituali fondamentali della vita cristiana. A chi è ripiegato su se stesso e si addormenta sulle proprie cose, viene chiesto di alzare lo sguardo e di stare in attesa del ritorno del Signore. È una beatitudine del credente: attendere il Signore. Ma il Signore ogni giorno sta alla porta del nostro cuore e bussa, come scrive l'Apocalisse. E sarà beato chi gli aprirà, perché avrà una incredibile ricompensa. Il padrone stesso diviene servo dei suoi servi; si cingerà le vesti, inviterà i servi a sedersi e passerà Lui stesso a servirli. Gesù, nell'ultima cena, fece letteralmente così. Quella sera, dopo aver preso un bacile ed un asciugatoio, si chinò a lavare i piedi dei discepoli, uno ad uno. È quanto accade a ciascuno di noi ogni volta che accogliamo il Signore nella preghiera, oppure nel servizio ai più poveri, e soprattutto nella santa Liturgia ove il Signore prepara un banchetto per nutrirci con la sua parola e la sua stessa carne.