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TESTO Commento su Qo 11,9

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (25/09/2004)

Brano biblico: Qo 11,9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,43-45

43E tutti restavano stupiti di fronte alla grandezza di Dio.

Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: 44«Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». 45Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Dalla Parola del giorno

Sta lieto, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi. Sappi però che su tutto questo Dio ti convocherà a giudizio.

Come vivere questa Parola?

La giovinezza è l'età emblematica del tempo felice, dei sollazzi, delle feste e di una gioia a volte traboccante. Non è però detto che, anche da giovani, il cuore sia sempre in un mare di felicità. Qoelet, in ogni modo, parlando a un giovane e anche a quanti di noi non lo siamo più, fa intravedere il precipitare dei giorni verso la vecchiaia e la morte a cui, certo, segue un rendiconto finale a Dio: l'infinitamente misericordioso ma anche giudice giusto. E come potrebbe essere altrimenti? Però l'autore sacro dice anzitutto: "Sta lieto!". Ed è su questo invito alla gioia che ci soffermiamo. Alla gioia vera e non alla malinconia. Sì, quest'ultima non può che affacciarsi al nostro orizzonte esistenziale se, mentre stiamo dentro situazioni liete, pensiamo che si tramuteranno in dolore.. È peggio che avere incorporato un tarlo roditore questo modo di vivere! Invece è importante educarsi alla gioia sapendola scorgere nell'ordito delle nostre giornate. Dalle semplici gioie di un giorno di sole, dello spuntare di un fiore al nostro balcone, del sorriso di un bimbo in braccio alla madre, alla gioia dell'amicizia, della fraternità, alla gioia austera del proprio compito ben eseguito, dello stesso combattimento spirituale sui propri difetti portato avanti lietamente e con coraggio: col Signore e per la sua gloria.

"Sta lieto". Il testo sacro è soprattutto un invito ad appropriarsi e a vivere le radici della gioia che affondano nella certezza che siamo infinitamente e personalmente amati da Dio. Da sempre e per sempre. Sì, le gioie anche buone di quaggiù passeranno ma la gioia dell'AMORE che Dio ha per me per te per ciascuno, è un bene che non passerà mai. È dentro questa certezza che, perfino nei momenti di dolore, la mia gioia potrà offuscarsi, senza però tramontare del tutto mai.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, "respiro" la gioia di sapere che Dio mi ama, mi abita e perfino si serve di me per la sua volontà di salvezza. E prego:

Signore che hai detto nel salmo "gioisca il cuore di cerca Dio", dammi di cercare te con tutta la sincerità del mio essere e concedimi, dunque, la gioia di chi si fida.

La voce di un Padre della Chiesa

Chi teme Dio come si deve e in lui confida, ha raggiunto la radice della felicità, si è impossessato della fonte di ogni letizia. E come una piccola scintilla caduta nel mare immenso facilmente si spegne, così qualsiasi evento, che cade addosso a chi teme Dio, che è come un mare di felicità incessante, si spegne e si perde. Il meraviglioso, dunque, è proprio questo: che alla presenza delle sofferenze egli resta lieto.
Giovanni Crisostomo

 

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