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TESTO Commento su 1Cor 13,4-7

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (15/09/2004)

Brano biblico: 1cor 13,4-7 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,31-35

31A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.

33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. 34È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

Dalla Parola del giorno

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

Come vivere questa Parola?

Nello stupendo inno alla carità, Paolo non fa' che esemplificare quanto contenuto nel grande precetto dell'amore che Gesù ci ha lasciato quale "suo" comandamento e segno distintivo del cristiano: AMA! Ama Dio, ama il tuo prossimo. Un comandamento che, accolto e vissuto da tanti nostri fratelli, ha avuto il potere di minare alla base prassi consolidate come la schiavitù e aprire solchi di luce nella storia. In questa storia che da sempre vede a confronto le forze del bene e quelle del male in un duello immane. Ore tenebrose, come quelle attuali, in cui sembra che il Maligno trionfi. Ma la certezza che sostiene il cristiano è l'affermazione di Gesù: "Non temete: Io ho vinto il mondo". È la sua vittoria, la vittoria dell'amore. Anche i conflitti attuali non hanno altra soluzione che quella dell'amore, della carità che "tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta". La carità che ci fa mettere disarmati dinanzi all'altro, in cui, per la fede, ravvisiamo non un nemico da combattere, ma un fratello da comprendere, da accettare così com'è, e con cui dialogare. Il terrorismo affonda le sue radici nella paura e nella disperazione. Non lo si sconfiggerà mai ricorrendo alla violenza, generatrice a sua volta di paura e disperazione. L'unica forza capace di strappare il male alla radice è l'amore, la carità che "non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto". È il compito che, oggi più che mai, il Signore affida ad ogni cristiano. Non possiamo, non abbiamo il diritto di limitarci a scuotere la testa dinanzi alle notizie catastrofiche che ci giungono. Io, tu, la Chiesa tutta e quanti si fregiano del nome cristiano dobbiamo unirci in un immane sforzo di amore perché le fiamme che avviluppano il mondo si trasformino in fiamme di carità. Sì, siamo tutti richiamati alle armi, per combattere la "buona battaglia" dell'amore che comincia là dove viviamo, sul terreno del nostro "ego", armati delle prerogative dell'amore segnalate da S.Paolo.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi esaminerò seriamente sul come vivo il grande precetto dell'amore. Il bellissimo testo di Paolo non è per caso diventato una pagina che "gusto" più che un pungolo che mi spinge a una vita di carità spinta fino alle estreme conseguenze?

Gesù, rendimi consapevole che se nel mondo regna la violenza è anche perché io non vivo abbastanza l'amore. Vinci le mie paure e titubanze con la forza dirompente del tuo Spirito. Che io diventi in te una scintilla d'amore.

La voce di un profeta dei nostri giorni

Accorrere, farsi incontro, non fuggire! Accorrere, farsi incontro per rianimare dall'interno, per domandare, per supplicare, per esortare, a tempo e fuori di tempo, all'unità, e drizzare in mezzo al mondo degli uomini il segno inconfondibile del nostro amore fraterno.
Roger Schutz

 

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