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TESTO Commento su Ef 4,1-2

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S. Matteo apostolo ed evangelista (21/09/2002)

Brano biblico: Ef 4,1-2 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,9-13

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Dalla Parola del giorno

Vi esorto [...] a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto: con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore.

Come vivere questa Parola?

Nel vangelo di oggi è Matteo stesso che racconta la sua vocazione. S.Girolamo, appassionato studioso della Parola di Dio, fa' un'osservazione che illumina anche le parole di S.Paolo qui riportate. Dice che gli altri evangelisti, narrando la chiamata di Matteo, lo chiamano Levi, suo secondo nome (forse meno conosciuto) quasi a velare la sua identità di pubblicano: disprezzato come disonesto e collaborazionista dei Romani occupanti. Al contrario Matteo non teme di manifestarsi per quello che è: pubblicano e dunque peccatore, ma perdonato e chiamato da Dio-Amore. Ecco perché il comportarsi in modo degno della meravigliosa chiamata a essere cristiano (=seguace di Gesù) significa anzitutto avere un atteggiamento di umiltà. Si tratta non certo di un antipatico modo esteriore, ma di un profondo e ben radicato atteggiamento del cuore: la consapevolezza della propria povertà accettata e amata come "luogo" in cui Dio manifesta la sua onnipotenza che è "fare misericordia" con infinito amore.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo al Signore di vivere con gioia la mia chiamata a seguirlo sulla strada del vangelo vissuto. Sarà dunque la gioia di chi, come Matteo-Levi, è cosciente che la sua storia comincia dal perdono di Dio, mai dalla sua bravura.Per questo, in concreto, chiedo di poter avere con tutti un tratto umile, mansueto, paziente, perché io per primo, ho esperienza di quanta umiltà, mansuetudine e pazienza ha riversato Dio in me amandomi con amore di misericordia.

La voce del Papa del sorriso

L'umiltà va di pari passo con la magnanimità. Essere buoni è cosa grande e bella, ma difficile e ardua. Perché l'animo non aspiri a cose grandi in maniera esagerata, ecco l'umiltà; perché non prenda paura davanti alle difficoltà, ecco la magnanimità. L'umiltà non sfocia mai nella pusillanimità ma nel coraggio, nel lavoro intraprendente e nell'abbandono in Dio!
Giovanni Paolo I

 

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