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TESTO Commento su Luca 8,4-15

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (23/09/2006)

Vangelo: Lc 8,4-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Il seminatore uscì a seminare la sua semente.

Come vivere questa Parola?

Il linguaggio plastico di Gesù fa scorrere sotto il nostro sguardo l'immagine, ben nota ai suoi tempi, del contadino. Ce lo propone nell'atto del seminare. Un gesto di speranza. Un affidare il seme alla terra, senza sapere se e quanto frutto produrrà. Lui può dissodare il terreno, ararlo, innaffiarlo, concimarlo, ma non può sottrarsi all'imprevedibilità di eventi che possono rendere vane tutte le sue fatiche. Il discorso scorre fluido, naturale. Non ci sarebbe nulla da obiettare se il seminatore di cui sta parlando non fosse Dio. Perché scegliere proprio l'immagine di chi deve sottostare a eventi che sfuggono al suo controllo e che possono rendere vano il suo impegno, per parlarci dell'Onnipotente? Perché nell'"impotenza" di Dio si svela il suo essere "Amore". Dio vuole aver bisogno della collaborazione dell'uomo. La sua Parola, che è vita, è offerta non imposta. Urge dentro di noi come il germoglio che cerca di spaccare il seme, di espandersi verso la pienezza: grido di una vita che vuole realizzarsi, gemito dello Spirito... Attesa di un libero assenso che renda possibile il miracolo. È la debolezza di Dio che si rivela nel volto di un Bambino, nell'agonia di un Crocifisso, nel silenzio che sembra avvolgere il nostro dolore, ignorare il dilagare del male nel mondo. Sì, Dio si riveste della debolezza propria di chi ama. Continuerà a gettare il suo seme e ad attendere che tu, io mettiamo a disposizione il terreno che ci ha regalato perché esso produca il trenta, il sessanta, cento per uno. E unicamente per la nostra gioia. Attende! Non disarma! Il sole del suo amore, reso visibile nella testimonianza di chi ha il coraggio di dirgli "sì", vincerà la durezza di questa nostra terra, di questo nostro cuore. Una consapevolezza che ci fa rimbocchiamo le maniche, in operosa attesa, condividendo la speranza del Seminatore.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosterò sull'immagine del seminatore. Lascerò che l'impotenza di Dio mi parli, mi sveli il suo amore e mi stimoli all'azione.

Signore, qualche volta mi verrebbe da "scandalizzarmi" del tuo modo di fare. Vorrei che intervenissi, punendo o almeno convertendo clamorosamente chi sparge tanto terrore. Ma tu mi indichi la paziente attesa del seminatore, il suo sperare. Sì, mio Dio, sono io che devo convertirmi al tuo modo di amare. Ti prego: fallo!

La voce di un Padre della Chiesa

Nella parabola del seminatore, il Cristo ci mostra che la sua parola si rivolge a tutti indistintamente. Come, infatti, il seminatore [del Vangelo] non fa distinzione tra i terreni, ma semina in tutte le direzioni, così il Signore non distingue tra il ricco e il povero, il saggio e lo sciocco, il negligente e l'impegnato, il coraggioso e il pavido, ma si indirizza a tutti.
Giovanni Crisostomo

 

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