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TESTO Commento su Marco 8,27-35

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (17/09/2006)

Vangelo: Mc 8,27-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». 28Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». 29Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

Nella prima lettura, tratto dal libro del profeta Isaia, troviamo il terzo dei celebri quattro carmi del Servo del Signore, perseguitato a causa della parola che deve ascoltare e annunciare. E' un messaggio indirizzato agli "sfiduciati", al popolo di Dio scoraggiato. Egli, il sapiente per eccellenza perché portavoce della parola, viene percosso, insultato, coperto di sputi, ma và coscientemente incontro alle conseguenze dela sua missione certo della vittoria, perché Dio gli è vicino. Nella rilettura cristiana di questi passi identifichiamo nel Servo la figura di Gesù che continua ad essere visibile oggi attraverso coloro che testimoniano la fede in lui anche a costo di sacrifici e sofferenze. Anche noi oggi abbiamo bisogno, come ai tempi di Isaia, d'avere fiducia. Tutto ciò che ci circonda pare che sia in contrasto rispetto al messaggio cristiano, dov'è l'amore quando tutto è urlo e arroganza? Dov'è la pace quando si parla solo di guerra, di attentati, di far valere i propri diritti con la forza, mentre i poveri e i deboli ne pagano le conseguenze?

La via ce la traccia il Sal 114: "Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera, verso di me ha teso l'orecchio nel giorno in cui lo invocavo. Egli mi ha sottratto... liberato... preservato... cioè come dice Isaia, Dio ci è vicino e ci invita a camminare alla sua presenza.

Nella seconda lettura, l'apostolo Giacomo ci ricorda che la nostra fede se è fine a se stessa e non si trasforma nel comandamento dell'amore, è sterile e non coincide con l'esempio che Gesù ci ha lasciato. Egli infatti ha donato la sua vita, obbedendo alla volontà del Padre, ma per la nostra salvezza, trasformando la sofferenza in un dono d'amore.

Nel brano di Vangelo troviamo nella figura di Pietro un po' la sintesi di quanto abbiamo detto sino ad ora, nella prima parte del testo dimostra una grandissima fede, capace di affermare senza esitazione che Gesù è il Messia, ma quando sente che quel Messia è destinato a soffrire e a morire, allora si trasforma in "satana". Non è facile accettare la nostra situazione, le difficoltà che incontriamo giorno dopo giorno, l'essere sempre fedeli e coerenti nei confronti di ciò che diciamo di credere, ma dobbiamo accogliere l'invito di Gesù "se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". La nostra storia di coppia, di famiglia qualche volta prevede delle rinunce, dei sacrifici, dei si detti per amore, ma ricordiamoci che Gesù ci ha detto di prendere la nostra croce e di seguirlo, ma in un altro passo del vangelo ci dice anche che il suo peso è leggero perché, come ci ha detto Isaia, Dio ci è vicino

Per la riflessione di coppia e di famiglia:

• Nei nostri rapporti di coppia siamo capaci ad avere speranza nonostante le contraddizioni e, come ci dice Isaia, ad essere capaci a "non tirarci indietro"?

• Nella risposta di Pietro troviamo una definizione "giusta", ma il suo modo d'intendere non è "autentico". Gesù vuole da noi non risposte giuste, ma autentiche. Nei nostri rapporti di coppia, di famiglia, con i figli a cosa diamo più importanza all'educazione, all'esteriorità... oppure al sentimento?

• In famiglia, nella coppia, nella comunità, quanto prevale il bene comune o quanto prevale l'esigenza di garantire a noi stessi tranquillità di vita. Pietro, nella sua reazione alle parole ascoltate, si è messo davanti a Gesù e non dietro come discepolo. Siamo capaci ad essere sempre discepoli nella nostra vita quotidiana e nel nostro agire? Quanto ci costa?

Commento a cura di Carlo ed Anna Beltramo di Torino

 

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