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TESTO Commento su Matteo 9,9-13

Comunità Missionaria Villaregia (giovani)  

S. Matteo apostolo ed evangelista (21/09/2006)

Vangelo: Mt 9,9-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,9-13

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Dalla Parola del giorno

Le sono perdonati i suoi molti peccati poiché molto ha amato.

Come vivere questa Parola?

La donna peccatrice, silenziosa e viva, riempie della sua fede nella misericordia di Dio questa pagina di Vangelo.

A Simone il fariseo, abitato da grandi perplessità sul conto di Gesù che si lascia toccare e profumare e asciugare i piedi da lei, il Signore tesse l'elogio proprio di quei gesti in ordine a quello che esprimono: una grande fede piena d'amore ammirato. E' una fede nell'infinita bontà di chi, essendo Dio, può perdonarle i peccati: peso distruttivo della nostra esistenza.

Oggi mi eserciterò spiritualmente nel chiedere un aumento di fede nella misericordia di Dio. Più che a freddi sforzi per far sparire la colpa, è a questo infinito amore che, con grande fiducia, sono chiamato a ricorrere. Leggerò lentamente questa pagina di Vangelo e visualizzerò la scena immedesimandomi nei sentimenti e nei gesti della peccatrice. Prendendo coscienza dei miei peccati guarderò a Gesù che nel sacramento della riconciliazione mi perdona, ravvivando in me un amore più vero e più grande per tutti.

La voce di un grande Padre

O Cristo, dolcezza del genere umano, consolazione della nostra povertà, sostegno di questa nostra natura che ha vacillato ed è caduta, speranza e misericordia dei depredati.
Isacco di Ninive – sec. V

 

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