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TESTO Il Signore è vicino a chi lo serve (261)

don Remigio Menegatti  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (27/08/2006)

Vangelo: Gv 6,60-69 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,60-69

60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Gs 24, 1-2.15-17.18) racconta il rito con cui il popolo rinnova l'Alleanza a Sichem. Giosuè ha introdotto il popolo passando il fiume Giordano che diventa così un "confine" non solo tra la terra della schiavitù e la terra promessa, ma anche il luogo in cui scegliere da che parte stare, se con il Signore o con gli idoli serviti "oltre il fiume". La scelta di Giosuè e della sua famiglia è condivisa anche dal popolo ed è frutto della "professione di fede" che prende le mossa dall'esperienza concreta. Dio ha accompagnato il suo popolo, che così può legarsi a lui per avere la salvezza.

Il vangelo (Gv 6,63-68) sembra riprendere la prima lettura: anche in questo caso Gesù pone a coloro che lo seguivano e hanno mangiato il pane e il pesce moltiplicati la necessità di scegliere. Il Maestro, dopo aver mostrato in gesti concreti il suo amore per chi lo segue, chiede di prender posizione, decidendo se seguire lui o prendere le distanze dal suo insegnamento. In questo caso la risposta non si rivela così positiva come a Sichem.

Salmo 33
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,

ascoltino gli umili e si rallegrino.

Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,

per cancellarne dalla terra il ricordo.

Gridano e il Signore li ascolta,
li salva da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,

egli salva gli spiriti affranti.

Molte sono le sventure del giusto,
ma lo libera da tutte il Signore.
Preserva tutte le sue ossa,
neppure uno sarà spezzato.

La malizia uccide l'empio
e chi odia il giusto sarà punito.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,

chi in lui si rifugia non sarà condannato.

Il salmo appare quasi una professione di fede che prolunga ed esplicita la risposta positiva dell'assemblea di Sichem. Gli ebrei scelgono di stare con il Signore e lo benedicono, mentre cantano la loro lode a colui che è causa di gloria per un piccolo popolo. La professione di fede matura in un canto di festa che può ascoltare anche l'umile e trovando così la gioia che cerca nella vita.

Una professione di fede che non si basa su formule complicate, ma racconta i fatti in cui si è sperimentato in modo concreto l'amore di Dio. Lui infatti libera dalle sventure il giusto, si fa prossimo di chi ha il cuore ferito. Salva chi soffre nello spirito, e prende le difese di chi confida in lui. Chi cerca rifugio nel Signore non rimane deluso, potendo così annunciare agli altri la salvezza che si sperimenta in Dio. Ciò suona di monito anche a chi si comporta male, camminando lontano dalle proposte di Dio: troverà la punizione per le sue opere cattive, perché Dio non è estraneo alle scelte del suo popolo.

Un commento per ragazzi

Quando si cammina in montagna, o si pedala su una pista impegnativa, c'è sempre qualcuno, che non conosce la meta che rivolge a chi è più esperto la fatidica domanda: "Ma quanto manca?", accompagnando con altre richieste – obiezioni: "Ma non si poteva arrivare in pullman? Chi me lo ha fatto fare?"... Chi guida il viaggio si trova davanti alla scelta: gli racconto la verità, con il rischio di spaventarli e vedere che mi si bloccano, oppure li rassicuro che "manca poco", "siamo quasi arrivati"?

Gesù si era incamminato su una strada impegnativa, stava raggiungendo la meta. I miracoli sono soprattutto l'inizio della sua missione, un annuncio della tenerezza di Dio, un modo che dice come Dio non abbandona il suo popolo. Le parabole sono racconti facili, con delle spiegazione impegnative, ma di solito alla portata di quasi tutti. Poi Gesù comincia a mostrare con chiarezza dove tendono i suoi propositi, quale meta ha scelto per se stesso e per chi vuole essere suo discepolo.

Alla folla che lo seguiva, tanto desiderosa di ascoltare le sue parole da dimenticarsi il cibo, lui prima dona il pane e il pesce che li sostiene e di incoraggia, poi si concentra sui discorsi. Hanno mangiato un pane straordinario per numero: così abbondante da avanzarne. Ora ricevono un pane straordinario per qualità: lui stesso è il Pane vivo disceso dal cielo, la vera manna, il dono di Dio per il suo popolo...

E si scopre che la gente che lo seguiva bene nel primo tratto del percorso, lo contesta subito dopo, quando il cammino comincia a diventare impegnativo ed esigente.

È il momento in cui anche Gesù deve scegliere: può rinunciare alla sua meta e deviare per un sentiero facile, ma che non porta la vera salvezza.

Oppure può continuare per la sua strada, chiedendo di fidarsi di lui a chi vuole veramente diventare suo discepolo.

Sarà questa seconda la scelta che lui compie: non rinuncia a raggiungere la meta, anche sapendo che questo chiederà tanto a lui, quanto a chi decide di seguirlo, una fatica non comune. Ma sa che altrettanto grande sarà la soddisfazione...un po' come quando si scopre il panorama impagabile che la vetta, faticosamente raggiunta, offre a chi non ha rinunciato, preferendo di restare tranquillo in basso. Gesù è così deciso che rischia di restare da solo, mostrando il coraggio di poter rinunciare anche ai Dodici, pur di non annacquare la sua proposta. Infatti proprio lui aveva trasformato l'acqua della prima alleanza, nel vino, e molto buono, della nuova ed eterna. Non torna indietro.

È bello assistere a scelte impegnative, fin che sono altri a doverle compiere. È bello raccontare di gesti "eroici"...mentre siamo spettatori. Arriva però il momento in cui noi stessi siamo chiamati a decidere.

Come per i Dodici, così anche per noi, se pur siamo dei ragazzi, Gesù ha in serbo la domanda: "Volete andarvene!?". Che possiamo tradurre anche: "Da che parte state?", "Volete essere miei discepoli anche adesso che la strada comincia a salire, e la fatica si fa sentire?".

Il tutto si gioca, secondo me, sul fatto che possiamo contare su alcuni compagni di viaggio, di cui ci fidiamo, che ci incoraggiano e sostengono. Sono genitori, catechisti, ragazzi più grandi, che vediamo felici di seguire Gesù. Sono loro che ci danno la possibilità di non staccarsi proprio sul più bello. E arrivare così alla meta con Gesù.

Un suggerimento per la preghiera

Abbiamo scoperto che tu o Dio, sei la "nostra salvezza", perché "in Gesù, la tua parola eterna ci dai la rivelazione piena del tuo amore". Ti chiediamo che "nessuna parola umana ci allontani da te unica fonte di verità e di vita". Donaci allora lo Spirito, come compagno sulla strada della fede, così che possiamo raggiungere la meta della nostra gioia: l'amicizia piena con Gesù.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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