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TESTO Più vicino di così…eppure

mons. Antonio Riboldi

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (27/08/2006)

Vangelo: Gv 6,60-69 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

I miei amici, voi, che "camminate con me" alla ricerca, ancora di più alla conoscenza di Dio – che è già tantissimo – sapete che questa conoscenza non è solo "vedere il volto di Dio", ma va oltre, in questa vita, perché diventa partecipazione alla nostra difficile traversata nel deserto di questo mondo.

Lo ripeto tante volte, e non mi stancherò mai di affermare questo principio che, se è vero che ogni uomo è creatura del Padre, è vero che il Padre lo ha fatto partecipe di ciò che è: AMORE.

Non è possibile vedere nella vita un grande dono, se non si conosce e non si vive l'amore.

Amare è farsi partecipe dell'altro: è farsi dono per l'altro.

Da qui il meraviglioso dono dell'Eucaristia in cui Gesù afferma di essere il pane del mondo, della vita.

"Gesù disse alla folla: lo sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno ma gia di questo pane, vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo"(Gv.6, 51) "Dunque il Signore è con noi- affermava Paolo VI - dunque Cristo è presente nella vita vissuta della nostra società; dunque non tanto commemoriamo un avvenimento del passato (l'istituzione della Eucaristia) quanto celebriamo una realtà presente; dunque non siamo tanto noi che accompagniamo Gesù per le nostre strade, ma è piuttosto Lui che accompagna noi per le vie della nostra storia. E' lui che si unisce, da misterioso pellegrino, ai nostri passi e si innesta nelle nostre vicende, anzi nelle nostre vite, anzi nelle nostre anime.

L'Eucaristia utilizza Cristo nel tempo. L'Eucaristia rende possibile e reale la sua silenziosa, ma viva presenza. Dovunque i santi segni del pane e del vino consacrati non la simboleggiano, ma la contengono, la moltiplicano, la rendono disponibile, accessibile, adorabile.

L'Eucaristia è un mistero di presenza. La difficoltà ed insieme la grandezza di questa teologia sono intuite anche dal fanciullo, anche dal popolo non iniziato. Nella immensa dottrina cristiana Gesù è presente! Come e perché sarà compito di studio aperto al divino che si offre, ma per ora ci basta, ci soverchia questo formidabile pensiero: Gesù è presente" ( 13.6.1963)

Anche solo leggendo superficialmente queste parole del grande Paolo VI, cogliamo la grande intimità che lui aveva con Gesù che si offre "pane disceso dal cielo" per essere con noi.

E viene da chiedersi allora come mai proprio l'Eucaristia, da pochi, da troppo pochi, è accolta, apprezzata.

Basterebbe vedere come sempre di più sono i cristiani che la disertano, giudicandola con una superficialità che la dice lunga sulla conoscenza del mistero dei misteri.

Fa male, credetelo, vedere sempre più la gente disertare la Messa, preferendo l'altare del Week End.

Come se il solo riposo o divertimento possano prendere il posto, nella vita, che è solo di Dio. Dovremmo interrogarci, e seriamente, perché la domenica non è più il giorno del Signore: il giorno in cui la famiglia di Dio si unisce, partecipa al banchetto di Dio, si ciba della sua carne e del suo sangue.

Si è come smarrito ciò che dicevano, a costo della vita, i martiri di Abilène: "Senza domenica non possiamo vivere!"

C'era un tempo, forse perché la semplicità di vita dava tanto spazio a Dio e ai valori dell'anima, in cui la Messa era punto centrale, non solo della domenica, ma della settimana...quasi a dare ragione a quello che affermava Paolo I. "Gesù è presente, Gesù è vicino."

Ricordo come da ragazzo, al mattino, dedicato alla S.Messa, le strade sembravano un canto di festa e la gente con gioia andava a Messa.

Era veramente una festa incontrarsi sulla piazza antistante la Chiesa e dopo dare senso alla "famiglia che è la Chiesa di Dio", fermandosi sul sagrato a dirsi i fatti della vita, intrecciare o ricordare amicizie, sentire che tutti si era una cosa sola...in quel Gesù che in Chiesa nella Comunione ci aveva riunito ad un solo banchetto "il suo". Infonde tanta tristezza, oggi vedere la Messa un di più, che "se avanza tempo" ci si va; lasciando il primo posto ad altre cose che sono "creature" che certamente non hanno la potenza del Cuore di Dio che si dona.

Paradossalmente, per la mancanza di sacerdoti, tante piccole frazioni o paesi, non riescono più ad avere il dono della Eucaristia della domenica. "Vedendo la mia chiesa quasi sempre chiusa, la domenica sembra "muta", ho come l'impressione di un vuoto interiore: ossia che mi manchi Qualcuno o qualcosa di molto importante che era quella chiesa dalle porte spalancate che, come una casa, accoglieva tutti e in quella "casa" con la Messa si ritrovava la forza di vita". Così la pensano tanti, che non hanno più il prete che celebra la Messa.

Penso alle tante nostre missioni, dove il missionario, per la vastità del territorio da amministrare, non sempre la domenica può in alcune stazioni celebrare. Ma quando la gente sa che vi è la celebrazione, per la mancanza di comodità, che noi non conosciamo, a volte partono a piedi il giorno prima per essere presenti alla festa. E la Messa - mi raccontano i missionari è una festa così grande ed animata che a volte, dura due o tre ore. Davvero l'Eucaristia è una festa.

Il Vangelo di oggi ci parla della discussione tra i Giudei, di fronte alle parole di Gesù "Come può costui, dicono, darci la sua carne da mangiare?"

E Gesù disse: "In verità, in verità, vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui"

Parole davvero divine, forse troppo grandi per noi che, troppe volte ci lasciamo sedurre da "piccole parole" che illudono e non sono vita.

Da poco, come sapete, ho ringraziato Dio per i miei 55 anni di servizio pastorale. E non vi nascondo che il momento più bello della giornata è il momento della Messa. Pronto a rinunciare a tutto, ma non alla Messa.

A volte, viaggiando, l'unica preoccupazione è trovare il tempo per la Messa.

Ricordo, dopo il terremoto del Belice, quando tutto era distrutto e l'unica ricchezza erano le macerie del paese e la gente totalmente smarrita, ero talmente occupato di portare sollievo e speranza da non trovare spazio e tempo per la Messa.

Due giorni dopo il terremoto, mentre stavo con altri componendo le salme nelle bare, venne a farmi visita un delegato di Paolo VI. "HA bisogno di qualcosa? Le manca qualcosa?" mi chiese. "Sì, risposi, mi manca la cosa più importante: un posto e il tempo per celebrare la Messa. Il resto è pienezza di carità".

"Non si dia pensiero, mi rispose l'alto prelato, quello che sta facendo è più che un pontificale". Ma quando riuscii a mettere insieme una tenda, ritrovai la gioia di poter celebrare la Messa e mi sembrava che tutto divenisse più facile... anche la carità. Davvero posso testimoniare che è veramente bello, sopportabile tutto, sentire vicini tutti quelli che amo, voi compresi, se l'Eucarestia è il "centro della vita".

Voglio ancora una volta cedere la parola al grande Giovanni Paolo II, che così scrive nella sua enciclica "Chiesa e Eucarestia". "Pochi anni or sono ho celebrato il cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio. Sperimento oggi la grazia di offrire alla Chiesa questa Enciclica sull'Eucarestia, nel Giovedì Santo che cade nel mio venticinquesimo anno di ministero petrino.

Lo faccio con il cuore colmo di gratitudine. Da oltre mezzo secolo, ogni giorno, da quel 2 novembre 1946, in cui celebrai la mia prima Messa, nella cripta di San Leonardo nella cattedrale di Wawel, i miei occhi si sono raccolti sull'ostia e sul calice in cui il tempo e lo spazio si sono in qualche modo contratti e il dramma del Golgota si è ripresentato al vivo, svelando la sua misteriosa "contemporaneità". Ogni giorno la mia fede ha potuto riconoscere nel pane e nel vino consacrati il divino Viandante che un giorno si mise al fianco dei due discepoli di Emmaus per aprire i loro occhi alla luce e il loro cuore alla speranza.

Lasciate, miei carissimi fratelli e sorelle, che io renda con intimo trasporto, in compagnia e a conforto della vostra fede, la mia testimonianza di fede nella santissima Eucarestia "Ave, verum corpus natum de Maria Virgine, - vere passum, immolatum in cruce pro homine"

Qui c'è il tesoro della Chiesa, il cuore del mondo, il pegno del traguardo a cui ciascun uomo, anche inconsapevolmente, anela. Mistero grande, che ci supera, certo, e mette a dura prova la capacità della
nostra mente di andare oltre le apparenze.

Qui i nostri sensi falliscono -"visus, tactus gustus in te fallitur"- è detto nell'inno "Adoro te devote - ma la sola fede, radicata nella parola di Cristo e consegnata ai suoi Apostoli ci basta" (Ecc.et Eu. n.59)

E prego con le stesse parole della Enciclica: "il Buon Pastore, vero pane, o Gesu, pietà di noi: nutrici e difendici portaci ai beni eterni della terra dei viventi.

Tu che tutto puoi e sai, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi."

 

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