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TESTO Viventi di una sola vita

don Marco Pratesi  

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (20/08/2006)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,51-58

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

La vita è quello di cui siamo perennemente affamati e che cerchiamo dappertutto, per le strade più diverse e anche sbagliate. Questa vita, ci dice oggi il Vangelo, è lì, nell'Eucarestia.

"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui" (v. 56). "Dimorare-in" ("immanenza") è un'idea tipica di S. Giovanni. L'Eucarestia produce una presenza reciproca, un essere l'uno nell'altro, una unione intima per la quale il Signore porta in sé il discepolo e il discepolo il suo Signore. Non è questo il proprio dell'amore? Quando due si amano davvero ognuno si porta dentro l'altro, vive la sua presenza, anche se magari è fisicamente distante. Questo l'Eucarestia realizza: una vita che non è più orfana e desolata, ma abitata da una presenza.

"Come il Padre vivente mi ha mandato, e io vivo per il Padre, così chi mi mangia vivrà per me" (v. 57). Chi mangia di questo pane vive per Gesù, vive attraverso lui. Siamo ancora lì, all'amore: amare è vivere nell'altro e attraverso l'altro. Amare è non avere una vita propria (si capisca bene), avere solo la vita che fluisce a me attraverso l'altro. E' fortissimo questo, non per nulla il modello è la Trinità: il Figlio non ha niente di proprio, riceve la sua vita tutta dal Padre. Dunque: chi mangia questo pane avrà in sé la mia stessa vita, che non è altro che la stessa vita del Padre. Dal Padre la vita passa in Gesù, e da lui fluisce in chi mangia di lui nel pane eucaristico. È un'unica vita che tutti lega e circola in tutti.

Questa vita è tale anche per il corpo: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (v. 54). L'Eucarestia è seme di resurrezione, immette dentro di noi una forza che porterà il nostro stesso corpo alla vita eterna. "Farmaco d'immortalità" per l'anima e il corpo, essa è caparra di resurrezione e pegno della chiamata a vivere con tutto il nostro essere.

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio sia vita dell'anima e del corpo, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:

Con umiltà e fiducia di figli, chiediamo al Padre il pane del corpo e dello spirito:

 

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