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TESTO Ai tuoi figli, Signore, prepari un convito di festa (260)

don Remigio Menegatti  

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (20/08/2006)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,51-58

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Pro 9, 1-6) ci presenta delle brevi riflessioni che possono sembrare come dei proverbi per trasmettere alle persone la saggezza di Dio. La Sapienza diventa così una impersonificazione del Signore che vuole educare il suo popolo. Le persone sono inesperte della vita e Dio vuole educarle per far gustare loro la bellezza delle sue parole. Il Signore chiede ai suoi di abbandonare la stoltezza e seguire la strada dell'intelligenza, la via che porta alla vera gioia.

Il vangelo (Gv 6, 51-58) continua nella presentazione del discorso di Gesù come risposta alla ricerca della folla dopo la moltiplicazione dei pani. Gesù insiste nel presentarsi come il pane disceso dal cielo, che contiene e dona la vita, perché è Gesù che offre la sua esistenza per la salvezza dei suoi fratelli. L'origine di questo dono è il profondo legame con il Padre, un legame che vuole aprirsi a tutti.

Salmo 33
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,

ascoltino gli umili e si rallegrino.

Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
I ricchi impoveriscono e hanno fame,

ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

Venite, figli, ascoltatemi;
v'insegnerò il timore del Signore.
C'è qualcuno che desidera la vita

e brama lunghi giorni per gustare il bene?

Preserva la lingua dal male,
le labbra da parole bugiarde.
Stà lontano dal male e fa' il bene,

cerca la pace e perseguila.

Il salmo è quasi una serie di insegnamenti per quanti sono disposti a seguire il Signore e trovano il lui la vera realizzazione. Chi ha sperimentato l'aiuto di Dio, e lo loda per questo - "benedirò... sempre la sua lode " –, non tiene gelosamente per sé la grande scoperta. La comunica invece a chi è umile e quindi disponibile a cercare e trovare, come il povero che brama la ricchezza del cuore. Infatti chi è ricco di beni può essere povero di saggezza, mentre chi si fida del Signore, e lo segue, senza dubbio trova la vera felicità - "non manca di nulla" -. È come un padre che educa i propri figli, per donare a loro il timore del Signore. Il segreto della gioia si trova nelle ultime parole, dopo l'invito all'attenzione e alla ricerca: in fondo per essere felici si tratta di non covare giudizi cattivi, evitare di sparlare degli altri, difendersi dal laccio della maldicenza e della falsità. Il bene, la pace e i gesti che la realizzano diventano invece motivo di vera gioia.

Un commento per ragazzi

Che gli avversari ci giudichino poco bravi è anche normale. Che ci prendano in giro quando viene letta la formazione e entriamo in campo...fa parte del gioco; come pure è ovvio che siano pronti a fischiarci quando sbagliamo. Diversamente ci aspettiamo dai nostri sostenitori, da chi è venuto al palazzetto dello sport per seguire le nostre prestazioni e applaudirci, pronto a gettare con noi "il cuore oltre l'ostacolo" e sperare in un rigore al 94° dei quarti di finale...

Ciò che ci diventa difficile da capire, e soprattutto da accettare, è che a contestarci siano proprio quelli che sono venuti per fare il tifo per noi. Loro ci gridano "A casa!".

Sono le persone che hanno mangiato il pane e il pesce donati gratuitamente e abbondantemente da Gesù a criticare le sue parole. Sono arrivati a fidarsi di lui, ma solo fino a un certo punto. Infatti erano in quella zona isolata proprio per ascoltare il Maestro, dal quale poi accettano come possibile – nessuno si scandalizza o meraviglia più di tanto – il pane che non smette di uscire dalle ceste. Ciò che non arrivano a toccare risulta per loro sconosciuto; condividono i ragionamenti fin che riescono a comprenderli, poi si bloccano. Invece di valorizzare tutto questo come un trampolino per lanciarsi in una nuova avventura, preferiscono bloccarsi, forse impauriti dalle conseguenze di ciò che prospetta quel giovane rabbino.

La sua proposta infatti non è condividere o meno alcune idee, ma seguire lui, accettarlo come riferimento della loro vita, metterlo al centro delle scelte che man mano vanno maturando. E questo non è facile, e quindi preferiscono rinunciare.

Sono quasi vicini al cuore del vangelo: il legame profondo e unico tra Gesù e Dio, che diventa così il Padre a cui abbandonarsi con fiducia. Sono prossimi al tesoro che cercano, ma non hanno il coraggio di vendere tutto quello che possiedono e comprare il campo dove è nascosto. Fin che si tratta di imparare delle frasi della Bibbia sono anche capaci, come pure accettare regole di questo o quell'altro gruppo. Difficile è invece seguire una persona, accettare come vero un discorso che potrebbe sembrare quasi una bestemmia: "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno"..."la mia carne è vero cibo, il mio sangue vera bevanda"...Meglio discutere tra noi – e darci ragione – che accettare i discorsi di Gesù, pensano in molti. E si allontanano.

Come sempre, non possiamo pensare che il vangelo sia come un film o una commedia di cui noi siamo spettatori, oppure un libro che leggiamo comodamente sdraiati sulla spiaggia o nei pascoli alpini.

Il vangelo è una notizia che diventa storia, un racconto che ci fa entrare come protagonisti della vicenda. Entriamo in questa avventura tanto da identificarci con i vari personaggi e scoprire che in fondo il rischio di accontentarci di sapere bene delle cose lo corriamo anche noi. Gesù ci dona la sua amicizia e ci offre la possibilità di crescere in questo legame. Non si limita ad essere una pagina web in cui navigare entrando ed uscendo da notizie che scarichiamo a valanga e che subito dimentichiamo passando ad un altro collegamento. Amici che si decidono per lui, che sono disponibili a giocare la propria vita per essere legati a lui.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, noi ti riconosciamo come "Dio della vita", perché "in questo giorno santo ci fai tuoi amici e commensali". Ci doni la tua parola di amicizia e il pane vivo che sei tu. "Donaci la certezza di partecipare al festoso banchetto del tuo regno" insieme con la "chiesa che canta nel tempo la beata speranza della risurrezione finale" quando saremo con te in una gioia senza fine.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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