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TESTO Il tuo pane, Signore, sostiene i poveri in cammino (259)

don Remigio Menegatti  

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XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (13/08/2006)

Vangelo: Gv 6,41-51 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,41-51

41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

43Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (1 Re 19, 4 - 8) presenta un altro fatto in cui il dono di Dio, un pane misterioso, è divenuto segno della protezione del Signore, sostegno nel cammino verso di lui, sorgente di forza per chi altrimenti si stava abbattendo e rinunciava a vivere la sua missione profetica. Un cibo misterioso e potente: fa attraversare il deserto per giungere alla montagna in cui l'Eterno si manifesta ad Elia e lo incoraggia a continuare la sua missione.

Il vangelo (Gv 6, 41 - 51) continua il racconto delle precedenti domeniche: Gesù sfama le folle e poi spiega il valore del suo gesto: indirizzarli verso il vero Pane vivo che è lui stesso. A queste affermazioni gli ascoltatori di Gesù rispondono presentando delle comprensibili obiezioni: lo conoscono e sanno che lui è "solamente" il figlio del falegname Giuseppe; non può quindi vantare di essere disceso dal cielo. Gesù torna a sottolineare la sua realtà e si presenta come "pane della vita" e afferma che chi crede in lui ha la vita eterna: "il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".

Salmo 33
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,

ascoltino gli umili e si rallegrino.

Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto

e da ogni timore mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,

lo libera da tutte le sue angosce.

L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;

beato l'uomo che in lui si rifugia.

Il salmo potrebbe assomigliare al canto di lode che nasce dal cuore di Elia, dopo aver sperimentato uno dei doni di Dio. Infatti nella sua vita il pane misterioso portato dall'angelo del Signore è solo un passaggio per sostenere il suo cammino di ricerca di Dio. Il dono vero sarà quello di dialogare con il Signore.

Il salmo comunque esprime la gioia di chiunque ha "cercato il Signore" e vede che "il Signore mi ha risposto". La scoperta non rimane unicamente come gioia personale per aprirsi invece alla condivisione e divenire annuncio di fede: "ascoltino gli umili e si rallegrino". Chi ascolta può condividere la gioia e trovare anche per se stessi stimoli alla fede e alla lode: "celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome". Può venir aiutato a riconoscere pure nella sua vita le orme di Dio, i segni del suo passare in mezzo agli uomini per far scoprire sia "quanto è buono il Signore", sia che è "beato l'uomo che in lui si rifugia".

Un commento per ragazzi

Se un amico spezza il suo panino e ce ne dona un pezzo siamo felici non solo perché abbiamo trovato la maniera di non saltare la merenda, ma anche e soprattutto perché qualcuno ci dimostra la sua amicizia. Se invece si propone di fare lo stesso gesto uno sconosciuto siamo un po' in decisi: "Mi fido, non mi fido?", "Mi hanno insegnato di non prendere nulla dagli sconosciuti...!". Se poi lo stesso gesto lo compie una persona che pensiamo di conoscere bene e che valutiamo in maniera negativa...allora ci viene sicuro e ovvio di non fidarsi.

Gesù ha condiviso il suo dono con persone che sentiva amiche, che lo avevano seguito per ascoltare le sue parole. Il dono del pane è accolto con soddisfazione, e condiviso con gioia. Anzi fa aumentare una certa "stima" verso Gesù: cercano di farlo re (cfr. Gv 6, 15 a) e provocano un allontanamento di Gesù. La folla però non demorde e va alla ricerca di Gesù (cfr. Gv 6, 26); questo desiderio della gente provoca in Gesù un discorso in cui vuole chiarire che il vero pane è lui stesso, il dono disceso dal cielo, non assomiglia alla manna, ma è un uomo, il Figlio che Dio ha mandato perché tutti gli uomini si ricascano come figli di Dio.

Non è uno sconosciuto quello che offre loro questo "pane" che è la parola che spiega il senso di tutto questo. Anzi, sono loro che lo cercano e che gli chiedono il pane. Ciò che blocca la storia è la pretesa di saper tutto di questo uomo e non voler accettare nessuna altra parola su di lui, neppure quando esce dalla sua stessa bocca.

Per rimanere all'esempio degli sconosciuti che ci creano un certo imbarazzo e ci portano ad allontanarci...è come se mentre noi chiediamo una semplice informazione l'altro si propone di accompagnarci e dimostra attenzioni poco chiare. Lo abbandoniamo subito!

Hanno già deciso che i miracoli di Gesù vanno bene; a meno che non siano segno che lui sta dalla parte del demonio e agisce con il suo potere. Anche i discorsi del "rabbi" di Galilea vengono accettati; ma solo alcuni, quelli che rientrano nelle loro aspettative. Tutto ciò che sa di novità o sembra superare i confini che loro stessi hanno tracciato, per delimitare il giusto e il non giusto...tutto questo non solo li mette in guardia, ma li porta anche a rifiutare, a rinunciare al dono che sembra delinearsi davanti a loro. Piuttosto di trovarsi a dover prendere una decisione, preferiscono troncare subito, rimanendo pure convinti di aver fatto la scelta migliore, l'unica possibile.

In questa storia possiamo ritrovare anche noi stessi: se pensiamo di saper tutto su Gesù e consideriamo superfluo e inutile qualsiasi discorso...e rinunciamo a ogni proposta nuova di gruppo e di formazione. Tanto, pensiamo, la prima comunione l'abbiamo fatta e anche la cresima; e pure a scuola ci parlano di Gesù...cosa pretende questo di aver ancora da dirci?!

Possiamo essere anche noi quelli che si chiudono al dono perché pensiamo di aver capito di cosa si tratta solo guardando la confezione... e abbiamo deciso che non ne vale la pena. È un dono, ma sembra a volte le caramelle dello sconosciuto, che ci hanno insegnato a non accettare. Solo che in questo caso Gesù rimane sconosciuto proprio perché vittima della nostra convinzione di conoscerlo anche troppo, di sapere tutto di lui.

Sapere di uno, non significa anche essere suoi amici; invece è proprio questo il dono che lui offre.

Un suggerimento per la preghiera

Signore, abbiamo bisogno di imparare, insieme alla tua comunità perché "perseverando nella fede di Cristo" anche noi desideriamo giungere "a contemplare la luce del tuo volto". Siamo una comunità in cammino, abbiamo bisogno che tu ci aiuti a non stancarci: sostienici "con la forza del cibo che non perisce", il cibo che ci dona la vera vita, e ci fa scoprire che anche noi siamo figli di Dio, il tuo e nostro Padre.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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