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TESTO Splende sul suo volto la gloria del Padre (258)

don Remigio Menegatti  

Trasfigurazione del Signore (Anno B) (06/08/2006)

Vangelo: Mc 9,2-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 9,2-10

2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Dn 7, 9-10.13-14) racconta una visione del profeta Daniele con alcuni elementi che si trovano anche nella brano della trasfigurazione scritto da Marco. Daniele vive in un periodo difficile, dominato da Anticoco IV Epifane. Il suo impegno è di dare fiducia al popolo. Questa visione apocalittica vuole ricordare che Dio guida la storia e che il bene avrà il sopravvento sul male. Il Figlio dell'Uomo che viene sulle nubi, quindi con origine celeste e divina, realizza le promesse di salvezza. Può richiamare sia il Messia, sia anche il popolo dei credenti.

Il vangelo (Mc 9, 2-10) riprende alcuni temi: la nube, la veste bianca, la voce. I Cristiani riconoscono in Gesù il Salvatore promesso, la piena realizzazione dell'Alleanza che Dio ha stipulato con l'umanità intera. Questo racconto, inserito nel cammino verso Gerusalemme, vuole illuminare il cammino verso la morte, che ha il suo traguardo definitivo nella risurrezione, di Gesù prima, e dei suoi amici dopo.

Salmo 96
Il Signore regna,
esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto
sono la base del suo trono.

I monti fondono come cera
davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
I cieli annunziano la sua giustizia
e tutti i popoli contemplano la sua gloria.

Tu sei, Signore,
l'Altissimo su tutta la terra,

tu sei eccelso sopra tutti gli dèi.

Il salmo è insieme un canto di festa e una professione di fede nel Signore, proclamato come "l'Altissimo su tutta la terra", colui che è "eccelso sopra tutti i popoli". Un Dio universale, con un potere non limitato al popolo ebreo, che vive e attua un legame positivo con tutte le creature, di cui diventerà un giorno anche Giudice universale.

Ritroviamo alcuni elementi della visione raccontata nella prima lettura, quali sono il trono e le nubi, la voce che annuncia la giustizia che Dio viene ad operare attraverso il Figlio, il Salvatore universale.

La modo migliore per aderire a questo dono è di annunciare la giustizia e contemplare la gloria che emerge, in modo che dalla nostra risposta nasca l'adesione di altri fino a riempire la terra della salvezza progettata da Dio e realizzata nel suo Figlio diletto, colui che è il motivo ultimo della sua gioia.

Un commento per ragazzi

Come finirà l'avventura del protagonista al centro del racconto, pieno di misteri e di colpi di scena, che da alcuni anni ci viene sapientemente riproposto con regolarità? Alcuni dicono che l'autrice lo farà morire in modo che non sia più ripreso in altri libri che tenterebbero di sfruttare una strada già in discesa. Altri affermano che la conclusione è stata scritta fin dall'apparire del primo libro, e che intanto la curiosità dei lettori sta facendo la fortuna di chi scrive.

Quando lo scrittore fissa il suo racconto sa già come è andata a finire la vicenda di cui parla. In alcuni casi lo sanno bene anche i lettori, soprattutto se è già presentata nel titolo dell'opera.

Come inizia il racconto di Marco, di cui questo brano si pone quasi a metà, quasi fosse uno spartiacque? "Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio"!

Quindi anche noi, lettori del Vangelo, sappiamo bene che il vero protagonista della storia è Gesù e che la sua vicenda non termina sul monte Golgota, appeso ad un patibolo ad opera dei Romani, per la richiesta dei capi del popolo Ebreo. Lo sapevano bene anche i primi lettori dell'evangelista che raccoglie la testimonianza di Pietro e dei primi discepoli. Questi lettori vivevano in un tempo difficile della storia dell'umanità, e per di più in mezzo alle persecuzioni dovute alla loro scelta di fede. Lettori che dovevano trovare in quelle parole un motivo di speranza; lo stesso che cercavano gli ascoltatori di Daniele quando prestavano orecchio al racconto delle sue "visioni".

Era per loro l'indicazione della via di salvezza in mezzo a tanta sofferenza, l'aprirsi di un tunnel che porta fuori dalla paura, verso un futuro di gioia.

Il racconto della trasfigurazione diventa allora un anticipo della vicenda pasquale: colui che sta andando verso Gerusalemme troverà sì il rifiuto e l'ostilità di tanta gente, sarà processato e condannato, subirà la pena capitale, verrà sepolto, ma alla fine dimostrerà che lui è il Vincitore della storia perché entrerà nella vita nuova e definitiva, godrà della gioia della risurrezione. Un racconto che non parla solo di Gesù, se si sa riconoscere che il discepolo capace di seguire il Maestro arriverà al traguardo della vita senza fine se non ha avuto paura di affrontare la sofferenza e la morte per essere fedele a chi lo ha chiamato. Un libro - il Vangelo - che non serve per passare il tempo nelle calde giornate sotto l'ombrellone, o distesi su un pascolo ad alta quota. Si tratta invece di un messaggio che dona serenità e coraggio e sostiene il percorso che appare troppo impegnativo e rischia di portarci alla rinuncia e all'abbandono.

Succede allora che da un racconto strano, ascoltato forse distrattamente in una calda domenica d'estate, pensando alla spiaggia o ai sentieri che mi aspettano fuori di chiesa, succede che riesco a passare ad una notizia importante, che mi sostiene soprattutto nelle difficoltà.

Quando tutto sembra non funzionare, il richiamo della risurrezione diventa stimolo di fiducia, si trasforma in dono di speranza. Scopro allora che è vero lo slogan del Convegno ecclesiale di Verona: "Testimoni di Gesù Cristo risorto, speranza del mondo". È lui la speranza del mondo, lui che ha vinto la morte e il peccato. Ma posso essere anch'io questa speranza, quando la riconosco nella mia vita e la testimonio. Come sa fare un ragazzo della mia età, con le sue qualità e fatiche, sicurezze e fragilità. Ma in realtà Dio mi conosce bene, e non mi chiede molto di più.

Un suggerimento per la preghiera

Riconosciamo, o Dio nostro Padre, "che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore hai confermato i misteri della fede". Così pure scopriamo che in questo evento misterioso "hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli". Desideriamo anche noi ascoltare "la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale". Accompagnaci in questa grande avventura, verso la gioia.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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