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TESTO Commento su Giovanni 6,51-58

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (20/08/2006)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,51-58

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Domenica come appuntamento. Appuntamento d'amore.

Gesù insegna che la legge è superata: la domenica è per l'uomo e non l'uomo per la domenica. Non si partecipa all'Eucaristia perché c'è un obbligo: "Santifica le feste", ma perché c'è un "Lui" che ci aspetta.
E' un incontro particolarmente caloroso e ricco.
Lo Sposo attende la sposa, il Padre i figli.

L'uomo, la creatura, la sposa, sono liberi di rispondere: " Eccomi" a questa attesa, liberi di partecipare a tale "vis a vis", liberi di ascoltare la Parola e rispondere con l' "orazione". E' incontro commovente perché "Lui", invita a sedersi a tavola e a banchettare, offre se stesso, si fa "pane", si fa "vino" e pane e vino si fanno "corpo e sangue" dello sposo che realizza la sua più completa e totale gioia quando si vede "accolto" ed è in quel momento che si diventa "una sola cosa", lo Spirito del Creatore grazie a Gesù pervade la creatura, la fa risorgere da tutte le sue piccolezze e mancanze e la rende capace di portare "la novità di vita" nel mondo della quotidianità, della ferialità. Le piccolo realtà a cui si attende nella settimana rendono evidenti e significative le grandi realtà.

Non sono più atti, impegni, servizi, compiuti semplicemente e solamente per impegno-dovere sociale-familiare-ecclesiastico, diventano "significativi" perché il corpo materiale è arricchito, vivificato, dallo Spirito di Dio, diventano realtà, incontro che rinvia, senza bisogno di esplicarlo, all' incontro della domenica passata e a quello della domenica che viene. Gesù è venuto, Gesù viene. Maran-ata, maran-ata.

..."CHI MANGIA LA MIA CARNE E BEVE IL MIO SANGUE DIMORA IN ME ED IO IN LUI, COME IL PADRE, CHE HA LA VITA, HA MANDATO ME ED IO VIVO PER IL PADRE, COSI' ANCHE COLUI CHE MANGIA DI ME VIVRA' PER ME"...( Gv 6,56-57)

Questo brano evangelico tratto dallo scritto giovanneo invita e suggerisce di revisionare il nostro concetto di: "vita". Giovanni riporta le parole di Gesù: "il Padre che ha la vita" vuol significare che: " ha la vita perché è la Vita". Nessuno può ragionevolmente sostenere di essere padrone della propria vita, la vita è stata donata a nostra insaputa, e si protrae nel tempo senza poterne conoscere la durata. E' un bene indisponibile. Non abbiamo diritto di toglierla a noi stessi (suicidio, eutanasia...) e nessuno ha il diritto di toglierla (pena di morte, campi di sterminio, pulizia etnica...) Gesù mette in risalto con chiarezza che nessuno è padrone della propria vita perché se è possibile, volendo estremizzare, togliere la vita materiale, carnale, non è possibile troncare la vita dello spirito, l'anima immortale, che vive ancora e sempre. La vita dello Spirito "dimora" in Gesù, Gesù dimora nel Padre, ogni uomo ospita l Padre, il Figlio e lo Spirito, ed è a sua volta ospitato.

Pane, vino, carne e sangue hanno, nel dono di Cristo tale doppia valenza, alimentano e sostengono il corpo carnale e donano la vita che non perisce, la vita eterna.

Si rinnova l'invocazione alla Sapienza incarnata, a Gesù, ed allo Spirito di Sapienza che dimora in mezzo agli uomini ora e sempre perché si possa comprendere la stupenda bellezza, gioia e pace che sboccia dal riconoscersi "vivi" per il dono che il Padre Buono regala ogni giorno a tutti gli uomini.

Si rinnova in ciascun uomo/donna il senso della responsabilità e dell'impegno perché se a qualche fratello manca il pane, la libertà, se è torturato, oppresso, sfruttato, non si può incolpare Dio, datore a tutti di ogni bene (il sole, la pioggia, la terra...) si deve invece pensare alla responsabilità personale, all'egoismo individuale che "finge di non vedere", a cui fa comodo "incolpare altri". Gesù sa che l'uomo non vive di solo pane ma sa anche che non vive senza pane, per tale motivo da il pane materiale e quello spirituale. La manna è segno, l'Eucaristia è sacramento. Invochiamo la sapienza per capire (vedere Sap 9,1-6) che dona la vita, la via, la verità dell'amore.

..." A CHI E' PRIVO DI SENNO ESSA (LA SAPIENZA) DICE "VENITE MANGIATE IL MIO PANE, BEVETE IL VINO CHE HO PREPARATO"...(Pr 9)

La tentazione è quella di pensare e scrivere che "l'uomo d'oggi" è privo di senno, sarebbe una ingiustizia e una affermazione superba e arrogante. Da sempre lodiamo i tempi antichi e pensiamo che se fossimo vissuti allora tutto sarebbe stato più facile. Il libro della Sapienza fa giustizia e rivela che già centinaia d'anni prima della venuta di Cristo gli uomini erano: "privi di senno".

E' la realtà della natura umana rovinata e guastata del primo atto di superbia e di mancanza di fiducia nel Padre. Voltare le spalle e Dio è voltarle a Gesù figlio e sapienza incarnata. Il Padre non si stanca di cercare e invocare i figli perché abbandonino la stoltezza di cercare il sapere nelle realtà umane che sono sempre imperfette e passeggere e di entrare invece nel santuario, nella casa paterna dove è imbandito un pranzo in cui è servito il corpo e il sangue della Sapienza-Amore incarnato e che realizza il dono di riportare l'uomo al suo originale splendore di perfezione, di intelligenza che consente di capire quale è la strada da scegliere e seguire per trovare la felicità nelle vere e sane relazioni umane che preparano l'incontro finale e imperituro di domani e di sempre dei fratelli con il Padre.

...AI TUOI FIGLI, SIGNORE, PREPARI UN CONVITO DI FESTA...(Sal 33)

L'incontro tra il Padre e i figli sarà festoso perché è pronto un lauto convito che rende perfetto quello che è già iniziato a realizzare sulla terra.

Temere non è aver paura di castighi e punizioni ma di non essere stati sempre attenti ed ad amare nel modo giusto, a non mettere sempre l'altro/a al primo posto, non dire male, non mentire, non ricostruire sempre trame di pace, non tessere relazioni positive, avendo come scopo non un vantaggio per sé, ma un servizio per l'altro/a/i.

...SIATE RICOLMI DELLO SPIRITO, INTRATTENENDOVI A VICENDA CON SALMI, INNI, CANTICI SPIRITUALI...(Ef 5,18-19)

E' lo Spirito che dona la Sapienza. Pregare è chiedere a Dio di farci capire il disegno della Sua Sapienza. Leggere salmi, inni, cantici e meditarli è porsi in ascolto: "Signore cosa vuoi da me?" e rispondere: "Eccomi". E' comportarsi come figli della luce, è relazionarsi e convivere con gli altri con spirito di bontà, di accettazione e pazienza, è fare giustizia cioè aiutare gli altri con l'esempio delle opere e diventare giusti.

REVISIONE DI VITA

1. Mi rendo disponibile ad ascoltare lo "Spirito"

2. Mi trovo spesso in conflitto di interpretazione della Parola di Dio?
3. come mi comporto per fare discernimento?

4. La scelta finale è dettata dalla legge dell'amore, del "bene" dell'altro?

Commento a cura di Michele Colella – Genova

 

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