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TESTO Mostraci, o Dio, il volto del tuo amore (256)

don Remigio Menegatti  

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (16/07/2006)

Vangelo: Mc 6,7-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,7-13

7Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Am 7, 12- 15) presenta la risposta di Amos a chi pretende di vietargli di esercitare il compito di profeta, o per lo meno esige di allontanarlo da Betel. Nessuno sceglie di essere profeta, e neppure il luogo del suo ministero; tanto meno può decidere da solo le parole che deve dire. Il profeta non risponde alle attese e ai sogni della gente, non è un banditore dei desideri del suo popolo, a cui accordare servigi. È unicamente Dio che chiama e manda; le parole del vero profeta sono eco di quanto il Signore stesso vuole comunicare a coloro che ama, anche quando li richiama.

Il vangelo (Mc 6, 7-13) racconta dell'incarico che Gesù affida ai suoi. È lui il vero profeta mandato da Dio, chiamato ad annunciare il regno. Gesù coinvolge altri in questa missione e chiede loro di vivere lo stesso stile di fiducia nel Signore e di generoso servizio, senza contare sulle proprie forze o sull'appoggio di qualche "potente" di turno, sostegno che rischia di falsare il messaggio che Dio affida a tutti i discepoli del Messia.

Salmo 84
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annunzia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme

e la sua gloria abiterà la nostra terra.

Misericordia e verità s'incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra

e la giustizia si affaccerà dal cielo.

Quando il Signore elargirà il suo bene,
la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia

e sulla via dei suoi passi la salvezza.

Il salmo sembra sottolineare l'atteggiamento del profeta e di chi ascolta quanti sono mandati da Dio. L'ascolto è la maniera prima di mettersi in contatto con il Signore. Dio desidera il bene per il suo popolo e cerca le strade per arrivare a farsi conoscere e dialogare con quanti ha chiamato a realizzare la sua alleanza. Il Signore vuole vivere a stretto contatto con l'umanità, in modo che la sua gloria possa abitare in mezzo agli uomini.

Le caratteristiche con cui Dio si manifesta sono misericordia, giustizia e pace perché il Signore è fedele alla sua alleanza. La verità di Dio infatti rivela che lui si prende cura dell'uomo, e non rimane isolato nel cielo, lontano dalle sue creature. Il Creatore entra in dialogo con le creature e in particolare con l'opera più grande delle sue mani: l'uomo. Quando Dio esce incontro all'uomo è preceduto dai suoi doni: la giustizia e la salvezza che offre gratuitamente a quanti sono disposti ad entrare in dialogo con lui.

Un commento per ragazzi

"Funziona! Sì, funziona davvero! Che bello! Anch'io riesco a fare come il maestro, sono bravo quasi quanto lui". Possono essere le esclamazioni di chi impara qualche arte particolare quando vede, tra il meravigliato e l'entusiasta, che quanto poteva sembrare riservato a pochi specialisti lo sanno compiere anche lui. Forse è capitato anche a noi qualcosa di simile.

Certamente è accaduto agli apostoli che da tempo seguivano Gesù, e si sono sempre più coinvolti nei suoi discorsi vedendo quello che compiva sui malati e sugli indemoniati. Hanno ascoltato le sue parole, pronunciate con autorità e convinzione unica, e si sono lasciati conquistare sempre più. Vivevano a fianco di una grande personalità e ne erano fieri. Ma per diverso tempo erano rimasti spettatori, privilegiati forse, ma sempre spettatori di discorsi e gesti straordinari.

Ad un certo punto Gesù li manda "in campo", li coinvolge direttamente nel gioco; mette in mano i suoi "strumenti" e li invita a provare. Li spinge a verificare che il dono di Dio non si ferma a lui, il Maestro riconosciuto e stimato. Anche loro, che sono solo dei discepoli, se pure i più vicini a Gesù, amici maggiormente coinvolti nella sua missione, anche loro riescono a compiere le stesse opere meravigliose del Maestro. La gente che li ascolta presta loro attenzione e comincia a simpatizzare per Gesù. I malati guariscono e lodano Dio. I demoni fuggono via riconoscendo la potenza del Messia.

Sono e rimangono solo dei profeti. Nessuno pretende di avere un riconoscimento particolare. Ce lo ricorda anche Pietro quando, insieme con Giovanni, guarisce lo storpio che era appostato presso la porta "Bella" del tempio. È nel nome di Gesù Cristo, non nel loro, che lo storpio cammina. Alla gente meravigliata Pietro lo ribadisce: è la fede in Gesù e non il loro potere che ha ridato allo storpio la capacità di camminare, ma soprattutto saltare lodando Dio (vedi Atti 3, 1-16).

È la regola normale: il profeta non dice parole sue: si limita a riferire quelle di Dio, e non è cosa da poco. Non possiede poteri propri, perché trasmette la potenza che riceve da Dio perché arrivi a chi ne ha veramente bisogno. Se il profeta sa dialogare con il Signore, questo "potere" non serve per fermarsi a un discorso riservato e intimo con Dio. Le parole che lui conosce le deve annunciare davanti a tutti, senza paura e non preoccupandosi delle critiche che possono anche arrivare da quanti sono testimoni di questo fatto.

Sì, le critiche cercano sempre di frenare l'entusiasmo del profeta. Lo ha sperimentato Amos, e pure Gesù. C'era tanta gente che preferiva allontanarli, mandarli a profetizzare da un'altra parte.

Può accadere anche a noi, se abbiamo il coraggio di riprendere chi parla male, o anche bestemmia, se ci mettiamo in mezzo a due che litigano o mostriamo con la nostra reazione che le banalità di certi discorsi sono cose senza valore e non ci fanno ridere. Possiamo venir accusati di vivere all'ombra della Chiesa, di essere amici dei preti, "bacia-banchi", o anche con altri termini più offensivi. Non preoccupiamoci: prima di noi altri, tra cui Gesù stesso, hanno provato queste contestazioni. Loro e anche lui non si sono arresi, non hanno avuto paura, non hanno rinunciato.

E ci riusciamo pure noi, se chiediamo la forza a Cristo.

Un suggerimento per la preghiera

Donaci coraggio e serenità, o Dio che ci chiami a mandi perché la tua parola giunga "fino ai confini della terra". Per noi questi confini sono segnati dal gruppo di amici che non hanno capito la bellezza della vita e provano a banalizzare anche le cose più semplici. Sono quelli che ci vorrebbero chiusi in chiesa, e non ci accettano come cristiani convinti anche a scuola, nel campetto, in palestra. Donaci coraggio, Signore!

Libri di don Remigio Menegatti

 

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