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TESTO Che sapienza è questa?

don Marco Pratesi  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (09/07/2006)

Vangelo: Mc 6,1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,1-6

1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Qual è la radice dello scandalo che i nazaretani patiscono, in quali ostacoli incappano? Mi pare che siano sostanzialmente due.

Primo: essi pensano di conoscere Gesù, di com-prenderlo (=prendere nel suo insieme), di padroneggiare la sua persona, il suo mistero, sapere chi è.

Secondo: pensano che umiltà, condivisione, nascondimento, siano sconvenienti per Dio. Egli deve far leva su altro, su qualcosa di potente, di straordinario.

Di fronte a questo Gesù non reagisce sfoderando un plus di potenza: resta invece bloccato, meravigliandosi di quanto l'uomo possa essere cieco, perché troppo forte della propria (falsa) luce.
Detto questo, detto tutto.

La fede autentica non immagina di comprendere, superare, inquadrare il mistero: si sa superata, circondata, immersa nel mistero. Come il pesce nel mare, come il salmista che esulta cantando: "alle spalle e di fronte mi circondi"; come Paolo che scrive: "io sono stato afferrato da Cristo Gesù". Il discepolo si sa preso ed afferrato in un contatto personale col Signore; in una conoscenza che non è teorica e mentale (che immagina di dominare il suo oggetto, di esaurirlo), ma personale e cordiale.

Pensiamo di conoscere già il Signore? Di sapere già quel che ha da dirci? Che conoscenza abbiamo di lui?

La fede autentica, poi, rispetta il modo di agire di Dio e non pretende di imporgli il proprio. Quindi sa scorgere la presenza e l'azione di Dio nella vita concreta, laddove la mentalità umana non vede assolutamente niente di speciale. Come Maria sa contemplare, e vede Dio che nella storia abbassa ed esalta, "che atterra e suscita, che affanna e che consola" (Manzoni), non con i mezzi della potenza umana ma nella semplicità dell'amore.

Che tipo di presenza e azione mi aspetto da Dio nella vita concreta?

Una bella lezione per tutti. Vogliamo un Dio che ci superi, sì, ma solo in "quantità", non in "qualità": un idolo che è noi stessi in proporzioni smisurate.

Che sia più grande di noi quanto a forza, lo ammettiamo volentieri; anzi deve essere così, altrimenti non sapremmo che farcene: come potrebbe aiutarci?

Che sia più grande di noi in bontà, sapienza e amore, questo no: richiede una rivoluzione troppo sconvolgente, una ricostruzione dalle fondamenta.

Così però, "popolo sviato che non conosce le vie di Dio", non sperimentiamo nemmeno la sua potenza. Con la nostra ottusità blocchiamo il suo braccio sempre pronto a salvare: e Gesù se ne meraviglia anche oggi.

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci dia una fede autentica, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:

Con piena fiducia in Gesù Salvatore, preghiamo il Padre come lui ci ha insegnato:

 

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