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TESTO Commento su Sap 1,13-15;2,23

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (02/07/2006)

Brano biblico: Sap 1,13-15;2,23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 5,21-43

21Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Dalla Parola del giorno

Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c'è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, perché la giustizia è immortale. Sì, Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura.

Come vivere questa Parola?

Questa parola del libro della Sapienza illumina e consola a un tempo. Illumina perché dà senso al nostro vivere, sconfessando il pensiero nichilista, agnostico e ateo che serpeggia ai nostri giorni. Consola il nostro cuore che, nella consapevolezza del nostro essere a immagine e somiglianza di Dio, non può che rifiutare l'idea di una distruzione del nostro essere. Dio è immortale, se no non sarebbe Dio. E noi, se "fatti a sua immagine e somiglianza" come possiamo andare verso la morte? Sì, Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; però sta il fatto che noi incontriamo ogni giorno la morte: quella del vicino di casa, della persona che conoscevamo perché famosa, quella legata a noi da stretti vincoli di parentela e d'amicizia. Incontriamo continuamente la morte degli altri e saremmo stolti se ogni giorno non familiarizzassimo col pensiero della nostra stessa morte. Si tratta dunque di pensare alla morte, ma con sorridente distacco, liberi da ingiustificate paure. "Dio non ha creato la morte". Essa è entrata nel mondo come conseguenza del peccato. L'opporsi all'atto creatore di Dio che è la morte, si rivela come l'ultima espressione della disarmonia, della grave perturbazione che il "no" a Dio (= il peccato) ha scatenato nell'universo. Ma nell'economia del Nuovo Testamento che è dominata dalla morte e risurrezione di Gesù, la morte è riscattata dal suo volto di tristezza. Diventa "sorella morte": l'usciolo per entrare nella vita piena e durevole, un'occasione per configurarmi a Gesù crocifisso e per essere con Lui trasfigurato in forza della sua risurrezione.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, in quieta e serena sosta in luogo appartato, penso alla morte: quella dei miei cari, ma soprattutto alla mia. Non mi rattristo di fronte all'austerità di questa realtà esistenziale. Chiedo di guardarla in faccia senza paura, in serenità di fede, speranza, amore.

Signore, mio Signore della vita e della morte, mio Signore immortale, dammi un cuore di pace, consapevole della mia anima immortale e pronto a vivere in Te e con Te la mia morte come un passaggio a ciò che più conta: la felicità di poter vivere l'Amore per sempre.

La voce di un Pastore alle soglie dell'eternità

Il Risorto ci faccia vedere le tristezze, le malattie, la nostra confusione, il nostro fallimento, il nostro smacco, perfino la morte dal versante giusto, dal versante della resurrezione, che è il versante della speranza.
don Tonino Bello

 

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