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TESTO Continua solo ad avere fede

don Roberto Rossi  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (02/07/2006)

Vangelo: Mc 5,21-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Le sofferenze e le malattie mettono a dura prova la vita delle persone e la nostra fede.

Ma la Parola che Dio oggi ci ha rivolto ci vuole assicurare che Lui sempre ci è vicino con il suo amore e la sua potenza, ci vuole salvare su questa terra, dando un senso a tutti i fatti della nostra vita; ci vuole salvare per l'eternità.

Di fronte alle sofferenze è una cosa molto umana avere tante reazioni o ribellioni.

«Perché Dio mi ha fatto questo?»; «Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?»; «Perché Dio mi punisce così?». Quante volte abbiamo sentito frasi come queste di fronte a qualche malattia, o qualche problema grosso, o di fronte alla morte di qualche persona cara, di un figlio, ad esempio, come ci è riportato nel vangelo di oggi.

Sono frasi terribili ma comprensibili, perché manifestano quanto può essere profondo e indescrivibile il dolore umano nei omenti difficili della vita e soprattutto di fronte alla morte e perché sentiamo tutta la nostra debolezza e impreparazione davanti a queste cose. C'è anche tutta la fatica di accogliere e comprendere il cuore di Dio, così come ce lo ha rivelato Gesù.

Rimane in noi qualcosa degli antichi pagani che ci porta d'istinto a credere che la sofferenza o la morte, così le malattie, le disgrazie, gli incidenti, la violenza., siano una decisione o una punizione di Dio (per i pagani erano gli dei).

È angosciante pensare e sentire Dio così. Come si può amare uno che ti fa soffrire, che permette la morte di un figlio, un genitore, una sposa, un amico? Di un essere così si può avere soltanto paura, cercando di sfuggirgli in ogni modo, oppure cercando in ogni modo di tenerlo calmo, oppure ricorrendo a nuovi riti pagani che sempre di più si diffondono, come amuleti, oroscopi, maghi, ai riti satanici.

Il Dio che ci ha rivelato Gesù non è così. E soltanto lui; Gesù, è l'immagine autentica, vera, autorizzata di Dio; tutte le altre, anche le più suggestive o devote, possono essere pericolose. Gesù ci ricorda e ci ripropone ciò che Dio ha sempre cercato di far capire di se stesso: «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza. Dio ha creato l'uomo per l'immortalità». Ce lo ricorda e ce lo ripropone con la sua vita «passata beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo», per la cui «invidia la morte è entrata nel mondo».

Nei momenti in cui la morte ci avvicina, ci sfiora o ci colpisce, quando ci viene istintivo pensare che Dio ci stia castigando o punendo, pensiamo a Gesù per le strade della Palestina. Egli non va in giro distribuendo malattie, incidenti, disgrazie, morte ai peccatori e ai giusti, ai miscredenti o ai credenti. Egli ha compassione di chi soffre, si fa vicino, ne cura le ferite, prende su di sé le sofferenze di tutti. Soccorre tutti e dona salute e vita.

Il Vangelo di oggi ci offre una testimonianza straordinaria. È il primo scontro di Gesù con la morte, in una ragazzina, la figlia di Giairo. La incontrerà di nuovo in un giovane, il figlio della vedova di Naim già avviato verso il sepolcro, poi con Lazzaro, sconfiggendola sempre, fino alla vittoria piena che realizzerà con la sua risurrezione.

Questo è il Dio rivelato da Gesù e operante in Gesù. È accanto a noi, soffre con noi, piange con noi, come davanti al sepolcro di Lazzaro, ci assicura che la morte, con tutto il suo terribile corteo, sarà sconfitta anche in noi.

Non è facile credere che Dio ci stia vicino nei momenti della sofferenza e del dolore. Noi vorremmo il miracolo, come per la figlia di Giario, per il giovane di Nain, per Lazzaro. I miracoli sono segni straordinari con i quali Dio ci dice: «Guardate al di là delle apparenze, non vi fidate dei vostri occhi, quello che adesso non capite lo capirete: la bambina non è morta, ma dorme». I miracoli non sono dati per evitare il corso normale delle leggi della vita, difatti avvengono solo in qualche raro caso; i miracoli ci sono dati per affrontare la vita, in tutti i suoi momenti, con la luce e la forza della fede.

La fede ci dice di lottare contro la morte, con tutte le nostre forze, di tenerla lontana il più possibile, e di affrontarla a viso aperto. Non solo la morte fisica, ma ogni tipo di morte, ogni sofferenza. Nell'andare a svegliare dal sonno la dodicenne, Gesù guarisce la donna affetta da emorragia. La guarisce, con gesti e parole particolari, in modo che nessuno potesse mai dimenticare il fatto e l'insegnamento. Quella donna era una impura permanente, quindi una emarginata, non poteva toccare ed essere toccata, non poteva nemmeno frequentare la sinagoga. Gesù la risana, per stimolarci a combattere anche quella morte nascosta che è l'emarginazione, la solitudine, l'abbandono. Perché tutto quello che Dio ha creato è per la vita.

Ecco allora la grande verità che deve darci luce e forza, anche nei momenti più gravi. Dio non ha voluto la morte e non vuole la morte. Gesù è venuto a dircelo e a dimostrarcelo. Non solo! Ci chiama a essere suoi alleati contro la morte, contro ogni tipo di morte. E ci assicura che, in lui e con lui, siamo chiamati ad accettare e a scoprire il senso di ogni sofferenza o situazione difficile della vita; ci assicura che Lui ha meritato la vittoria piena e definitiva per i nostri cari e per noi; che siamo fatti per la pienezza di vita che è l'eternità, che Lui ci ha meritato con la sua potenza e che ci donerà nel suo infinito amore.

Specchiandoci in questo vangelo possiamo rendere più cosciente e vivo ilnostro cammino di fede.

Gesù a Giairo dice, anche di fronte alla notizia della morte della figlia, "continua ad avere fede".

Quante volte abbiamo di ricordare a noi stessi questo invito: in tutte le situazioni di gioia o di preoccupazione, dobbiamo continuare ad avere fede, ad affidarci a Lui, a pregare, ad amarlo, ad amare il prossimo: la fede sarà sempre una luce forte per il cammino della vita e potrà anche farci sperimentare la presenza e la grazia del Signore.

Anche alla donna, che ha una fede talmente semplice e certa da arrivare a Gesù solo per toccargli il mantello, Gesù dice: la tua fede ti ha salvato. Stiamo celebrando l'Eucarestia, la Messa, faremo la comunione: a noi è dato molto più che toccare il mantello di Gesù, ma di unirci a Lui, Lui in noi e noi in Lui: quali guarigioni e quali grazie possiamo ottenere se se abbiamo fede, se gli vogliamo bene!

 

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