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TESTO Dovrei fare una fotocopia!

don Luciano Sanvito

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S. Tommaso apostolo (03/07/2006)

Vangelo: Gv 20,24-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,24-29

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

C'è chi si fida di quel documento che esibiamo, e c'è chi vuole da noi una copia da tenere, per poter meglio accertare la verità di quello che diciamo, pensiamo e facciamo. Si può fare dunque una fotocopia.

E' quello che viene esigito in questo caso: "io credo solo se..." ne posso fare una copia, o meglio: una fotocopia, che se esce bene mi fa dire in quel momento proprio una esclamazione del tipo: "Mio Dio!...".

Infatti, in questo caso, non si tratta solo di vedere quello che alcuni hanno visto, ma di porsi accanto, vicino, quasi in una sovrapposizione, per identificare l'esperienza raccontata da altri. Non solo da rivedere, ma da riportare in immagine viva nella memoria come una fotocopia.

La luce fotografica cui attingere è quella che riprende l'energia trasmessa da una esperienza vissuta in modo cruento e profondissimo, per cui si comprende, in modo nuovo stavolta, l'espressione di sconvolgimento e di impressione che ne emerge: "Mio Dio!...".

Fare una fotocopia di un documento, ad esempio di un Testamento, anche per me diventa, alla luce di questo fatto, l'esigere di lasciarmi avvicinare a quelle parole, a quella testimonianza, a quella esperienza lasciatami, quasi un essere trapassato da una luce spirituale fotometrica che mi misura e scandaglia, come fossi unito indissolubilmente a quella testimonianza testamentaria, a quel testamento olografo scritto col sangue di una sofferenza fisica e morale e da essa sigillato.

...Come, a questo punto, non potrei allora anch'io esclamare, contemplando la profondità e l'efficacia luminosa: "Mio Dio!..."?

 

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