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TESTO Specchio delle mie brame...

don Luciano Sanvito

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Lunedì della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (26/06/2006)

Vangelo: Mt 7,1-5 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Il giudizio che noi diamo sugli altri nasce come da uno specchio, nel quale noi vediamo solo noi stessi e non gli altri.

Ma se vediamo solo noi stessi in questo specchiarci, perché andiamo poi verso gli altri a giudicarli?

Semplicemente perché, guardandoci allo specchio, come dice la formula tratta dalla fiaba (che è più reale e vera della realtà) noi ci vediamo e ci identifichiamo come vogliosi, bramosi di qualcosa o di qualcuno, e di tutto e di tutti, se possibile.

Giudichiamo quindi perché la nostra identità che appare nello specchio (cioè se ci osserviamo con sincerità per quello che siamo e non per quello che vogliamo farci apparire) è di esseri che bramano, che ardono di passione per avere, per godere e per potere nei confronti di qualcosa e di qualcuno.

Giudicare è pesare moralmente, come quando vado a fare la spesa e faccio pesare le cose che devono diventare mie. Solo che in questo caso, ci dice il Vangelo, pago con una moneta falsa.

E così, io giudico per possedere, per "essere il più bello del reame", come è la richiesta della favola e della realtà quotidiana.

Compro l'altro con il giudizio, con la misura, con l'osservazione e con il mio sguardo periscopico, telescopico e microscopico su di lui.

Compro l'altro attraverso il giudizio per risultare più bello e più buono io.

Ma mentre faccio questo e mi illudo di vivere più potente, più gaudente e più piacente, non mi accorgo che lo specchio mi trasforma da quello che faccio in quello che sono, e come un boomerang mi colpisce sempre più schiettamente, freddamente e decisamente, aumentando la forza delle mie brame che mi bruciano e mi rivelano, a due passi lontano dallo specchio, come il più brutto dell'universo in quello che faccio e in quello che sono.

Solo il Vangelo, dice il Vangelo odierno, è lo specchio della mia verità.

 

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