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TESTO Fidarsi del Cristo, che chiama alla conversione e alla missione

padre Romeo Ballan  

XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (25/06/2006)

Vangelo: Mc 4,35-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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35In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». 36E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 37Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». 39Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». 41E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Riflessioni

Dall'inizio alla fine, una domanda insistente percorre i 16 capitoli del Vangelo di Marco: "Chi è Gesù?" Anche nel brano del Vangelo di oggi -mentre riprende la lettura domenicale continuata- Marco pone sulle labbra dei discepoli la domanda: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?" (v. 41). I numerosi miracoli di guarigioni e quella dottrina nuova, insegnata con autorità da un Maestro così sorprendente (1,27) hanno due apici – a metà e alla fine del Vangelo di Marco – nella professione di fede di due testimoni oculari coincidenti: il discepolo Pietro, che afferma: "Tu sei il Cristo" (8,29) e il centurione pagano che ai piedi della croce dichiara: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio" (15,39), affermazione che riceve conferma immediata nell'avvenimento della risurrezione (16,6).

Il Vangelo di Marco, pur nella sua brevità e concisione, è una risposta completa a quella domanda sull'identità di Gesù, con un messaggio globale e coinvolgente. "Il catecumeno nel Vangelo di Marco –il cristiano oggi, ognuno di noi– è invitato a comprendere che Dio sta per prendere possesso della sua vita e gli va incontro con una misteriosa iniziativa, che egli è chiamato ad accettare" (Carlo M. Martini). Marco, nella sua tematica evangelizzatrice, dedica poco spazio ai discorsi e alle parabole di Gesù, preferendo dare risalto agli episodi della vita e ai miracoli, che egli sa narrare sempre con vivacità di immagini ed emozioni.

Lo si vede chiaramente anche nel miracolo della burrasca sedata (Vangelo): la tempesta grande, la barca ormai piena d'acqua, il grido disperato dei discepoli, Gesù che dorme tranquillamente, sul cuscino, a poppa... Ma a Gesù basta una parola per far cessare il vento. Finisce la paura dei discepoli, ma resta il "grande timore" (v. 42) per aver visto una manifestazione del Signore. La narrazione, che contiene numerosi elementi per la catechesi, culmina con la preghiera accorata dei discepoli al Maestro e con loro professione di fede in Lui, "al quale anche il vento e il mare obbediscono" (v. 41). In tal modo, gli riconoscono il potere divino, proprio di Colui che ha fissato un limite al mare (I lettura) e ha infranto l'orgoglio delle sue onde (v. 11).

Nella cultura di molti popoli, il mare (con la sua potenza, cetacei, draghi marini...) è visto spesso come antagonista della divinità, simbolo di forze negative, nemiche dell'uomo. Al contrario, il Dio della Bibbia è più potente del mare, lo domina. Per questo, la scena evangelica di oggi conteneva sia un messaggio di consolazione per le prime comunità cristiane che cominciavano a sperimentare la persecuzione, come pure un invito ai catecumeni a fidarsi di Cristo e della sua nuova proposta di vita. Egli è sempre Emmanuele, Dio con noi, pure in mezzo alle prove e burrasche di ogni genere. Anche quando dorme -il sonno del corpo o il sonno della morte- Egli condivide con noi le situazioni di pericolo, è entrato e resta nella barca dei discepoli. Non sarà mai sopraffatto: ha sempre la parola ultima di vita. Significativamente, Marco usa qui, per due volte, il verbo tipico della risurrezione ('egheiro'), per indicare che Gesù si è svegliato, destato (v. 38.39).

La narrazione del miracolo della tempesta sedata è anche una pagina di teologia biblica sul mistero del dolore nel mondo, che fa appello alla presenza provvidente e onnipresente di Dio. Di fronte al dolore, le logiche umane fanno tutte difetto. La figura di Giobbe (I lettura) resta emblematica. L'unica àncora è fidarsi di Dio e gridargli, pur in modo crudo ma fiducioso, la nostra disperazione, come il salmista, come i discepoli: "Maestro, non t'importa che moriamo?" Con la certezza che, -quando e come lo sa Lui!- Egli ha sempre in riserva per il mare la parola: "Taci, calmati!" Recentemente, il Papa Benedetto XVI ha ricordato nuovamente al mondo questo tema, durante la sua visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. (*) Da qui, ancora una volta, lo sguardo si eleva verso la Croce e il Cuore di Cristo, che è morto per tutti. Come afferma Paolo (II lettura) con una espressione forte e di non facile traduzione, il suo amore ci spinge, ci stringe, ci domina, ci spezza il cuore, chiamandoci alla conversione e alla missione (v. 14).


Parola del Papa

(*) "Quante domande ci si impongono in questo luogo! Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male? Ci vengono in mente le parole del Salmo 44, il lamento dell'Israele sofferente... (Sal 44,20.23-27). Questo grido d'angoscia che l'Israele sofferente eleva a Dio in periodi di estrema angustia, è al contempo il grido d'aiuto di tutti coloro che nel corso della storia –ieri, oggi e domani– soffrono per amor di Dio, per amor della verità e del bene; e ce ne sono molti, anche oggi. Noi non possiamo scrutare il segreto di Dio, vediamo soltanto frammenti e ci sbagliamo se vogliamo farci giudici di Dio e della storia.... Dobbiamo rimanere con l'umile ma insistente grido verso Dio: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura, l'uomo! E il nostro grido verso Dio deve al contempo essere un grido che penetra il nostro stesso cuore, affinché si svegli in noi la nascosta presenza di Dio, affinché quel suo potere che Egli ha depositato nei nostri cuori non venga coperto e soffocato in noi dal fango dell'egoismo, della paura degli uomini, dell'indifferenza e dell'opportunismo".
Benedetto XVI

Discorso nella visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, 28.5.2006

Sui passi dei Missionari

- 25/6: Servo di Dio Mons. Melchior de Marion Brésillac (1813-1859), fondatore della Società per le Missioni Africane (SMA).

- 26/6: S. Vigilio (+405), terzo vescovo di Trento, evangelizzatore della regione con l'aiuto di tre missionari provenienti dalla Cappadocia (attuale Turchia); morì martire nella Val Rendena.

- 26/6: S. Giuseppe Maria Escrivà de Balaguer (1902-1975), sacerdote, fondatore dell'Opus Dei e della Società sacerdotale della Santa Croce.

- 26/6: Giornata mondiale di solidarietà a sostegno delle vittime della tortura (ONU, 1987).

- 28/6: S. Ireneo (135-202 ca.), nato a Smirne (Asia Minore), discepolo di S. Policarpo, divenne vescovo di Lione, grande evangelizzatore della Francia e Padre della Chiesa.

- 29/6: SS. Pietro e Paolo, Apostoli, fondatori della Chiesa di Roma, martirizzati sotto Nerone (+64-67 ca.).

- 29/6: B. Raimondo Lullo (Maiorca, 1235-1316), terziario francescano, studioso e scrittore; andò missionario in Africa per instaurare un dialogo fraterno con i Saraceni; fu incarcerato e martirizzato.

- 1/7: S. Oliviero Plunkett (1629-1681), nato in Irlanda, studiò a Roma e insegnò teologia nel Collegio di Propaganda Fide; fu arcivescovo di Armagh (Irlanda) e martirizzato a Londra.

I commenti di padre Romeo Ballan fanno una sosta durante l'estate (dal 2 luglio al 3 settembre). Riprenderanno, come di consueto, con la domenica 10 settembre. Ai propri lettori don Romeo manda fraterni auguri per il periodo estivo. Arrivederci!

 

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