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TESTO Commento su Os 8,4

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (09/07/2002)

Brano biblico: Os 8,4 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Con il loro argento e il loro oro si son fatti idoli ma per la loro rovina.

Come vivere questa Parola?

Questa affermazione del profeta Osea si allinea perfettamente con tante altre della Bibbia, dove si denuncia il male inveterato dell'uomo. No, esso non è l'ateismo ma l'idolatria. Perché sostanzialmente gli uomini non possono affermare con la propria vita che Dio non esiste. Piuttosto, come dice ancora Osea, abbandonando il vero Dio "seminano vento" che è la stoltezza di assolutizzare ciò che possiedono o compiono, e "raccolgono tempesta", ossia perdizione in sé e attorno a sé. "L'argento e l'oro", simbolo di realtà preziose, esprimono bene certi valori che l'uomo possiede o può ottenere. Sono la ricchezza, l'efficienza, l'intelligenza, la cultura, le invenzioni e realizzazioni varie. Tutto ciò che esprime il potere dell'uomo, fatto a immagine e somiglianza dell'infinita potenza di Dio, è certo un bene. Come sono decisamente un bene i suoi grandi progressi nel campo delle varie scienze. Il male è quando da mezzi per la crescita dell'uomo stesso nella sua capacità di amare Dio e i fratelli, diventano il fine, l'assoluto, cioè un idolo che perisce e manda in perdizione.

Quanto è importante che oggi, nella mia pausa contemplativa, faccia bene il punto sulla mia situazione! Come mi pongo interiormente di fronte alle mie "ricchezze" (siano esse materiali come le cose i soldi la roba, siano spirituali come la cultura il saper crescere i figli gestire organizzare convincere ricercare ecc)? Chiedo al Signore di rendermi sempre vigile sul pericolo dell'idolatria.

Che solo su di Te, mio Dio, io mi appoggi! "Confida nel Signore la casa del mio cuore – dirò parafrasando il salmo responsoriale – Egli è il mio aiuto e il mio scudo (cf Sl 113 B,10).

La voce della C.E.I.

Convertirsi significa assumere un diverso modo di pensare e di agire, mettendo Dio e la sua volontà al primo posto, pronti all'occorrenza a rinunciare a qualsiasi altra cosa, per quanto importante e cara possa essere. Significa liberarsi dagli idoli che ci siamo creati e che legano il cuore: benessere, prestigio sociale, affetti disordinati, pregiudizi culturale e religiosi. Chi si converte, si apre alla comunione: ritrova l'armonia con Dio e con se stesso, con gli altri e con le cose; riscopre un bene originario, che in fondo da sempre attendeva.
Dal "Catechismo degli adulti"

 

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