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TESTO Commento su Matteo 8,23-27

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (02/07/2002)

Vangelo: Mt 8,23-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a Lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!".

Come vivere questa Parola?

I discepoli hanno notato che Gesù sta per lasciare la riva ed ecco, s'imbarcano insieme a lui. Quel che segue è descritto in modo incisivo dall'evangelista Matteo dentro la drammaticità di un incredibile contrasto: da una parte lo scatenarsi di una tempesta così violenta che la barca sta per essere travolta; dall'altra parte Gesù che placidamente dorme. Che significato può avere questo fatto? Se si pensa che Matteo indirizza il suo racconto alla Chiesa primitiva, già scossa da violente bufere di eresie e di persecuzioni, si capisce l'importanza di quel gridare dei discepoli a Gesù: "Salvaci! Siamo perduti!" E, badiamo bene, non dicono: "Maestro!", ma "Signore!". Il termine è espressione di una consapevolezza "pasquale". Gesù è il Risorto dalla morte e può ben vincere la tempesta delle più gravi prove. Notevole il rimprovero: "Perché avete paura, uomini di poca fede?". Gesù poi "sgrida" i venti come negli esorcismi le forze demoniache, e si fa "una grande bonaccia".

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò sostanzialmente una cosa: d'imbarcarmi con Gesù e di percepirne la Presenza nella fede, anche quando Lui, per purificare e accrescere questo mio credere fidandomi di Lui, sembra proprio dormire. No, non leverò grida spaventate a svegliarti, Signore, ma Tu tienimi nella tua barca, insieme a Te, fiducioso che è questa la vittoria che vince ogni tempesta: la fede.

La voce di una convertita dei nostri tempi

Quando dobbiamo agire in una cosa che veramente supera la nostra possibilità, bisogna affidarla a Dio. E affidarla davvero a Dio significa fidarsi di Lui. Perché questa fiducia sia reale, effettiva, perché tratti Dio da Dio, cioè da Onnipotente e infinitamente Buono, non dobbiamo lasciare spazio in noi all'inquietudine: dobbiamo ridurla al silenzio, ogni qual volta torna a far capolino.
Madeleine Delbrêl

 

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