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TESTO Commento su Matteo 9,32-38

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Martedì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (06/07/2004)

Vangelo: Mt 9,32-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Presentarono a Gesù un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!».

Come vivere questa parola?

Presentare a Gesù il mutismo della nostra fragile fede: ecco la sfida del Vangelo, che il Signore ci sollecita ad accogliere, cuore a cuore con la sua Parola, alimentando nell'ascolto il desiderio di essere liberati dal male. Chi di noi non ha sperimentato balbuzie e silenzi deliberati dell'anima, frutto di sfiducia e di consenso superficiale alla fede? Quasi un bavaglio stretto attorno al cuore che via via diventa facile preda della tentazione fino a consegnarci miseramente all'azione del maligno.

Ebbene, anche in questo caso, una via d'uscita c'è. Ed è liberante, autentica, sicura. Non servono sforzi volontaristici, destinati al fallimento prima ancora di essere intrapresi. Giova piuttosto allenarsi ogni giorno alla consegna di tutto ciò che siamo e facciamo perché anche i gesti più sconnessi del nostro incerto procedere si ricompongano in una sequenza ordinata dall'azione dello Spirito che irrompe sulla nostra incomunicabilità abilitandoci all'uso della parola, pronunciata e ascoltata in sintonia con la Parola stessa di Dio.

Tutto ciò - non dimentichiamolo - passa però attraverso la consapevolezza d'essere davvero muti, e dunque dall'accettare, senza farne un dramma né deprimersi, l'umiliazione che ne deriva, gestendola piuttosto con sana ironia e ottimismo. Che non vuol dire sottovalutare la gravità della situazione né scadere nel fatalismo passivo, ma tendere con fiducia la mano alla destra potente di Colui che ci salva.

Oggi, rientrando al cuore, presenterò tutto di me al Signore, spezzando contro la roccia della sua infinita potenza fragilità mute e cupi silenzi, senza desistere dal credere che niente è impossibile a Lui.

Sciogli, Signore, la mia lingua e ricomponi le sconnessioni del mio cuore frammentato perché possa manifestare al mondo che Tu sei Parola che salva e Silenzio che unifica.

La voce di un uomo spirituale del nostro tempo

La Parola eterna risuona nel Silenzio, spezza i legami esteriori e fa rientrare la coscienza in se stessa, verso il suo Principio dove scopre che vivente è soltanto colui che vibra al diapason della Parola eterna.
Giovanni Vannucci

 

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