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TESTO Beato il popolo che appartiene al Signore (251)

don Remigio Menegatti  

Santissima Trinità (Anno B) (11/06/2006)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Dt 4,32-34.39-40) riporta un discorso attribuito a Mosè, che appare qui non solo come condottiero, ma anche come maestro del suo popolo. La guida mandata da Dio per liberare gli Ebrei dall'Egitto, li aiuta a riflettere sul dono che hanno ricevuto: Dio stesso è andato a cercarli per renderli suo popolo, sua proprietà speciale tra tutte le nazione della terra. Da qui nasce allora l'esigenza di rispondere alla chiamata di Dio vivendo nella fedeltà alla sua alleanza, e ottenendo così la felicità e la stabilità nella terra promessa.

Il vangelo (Mt 28,16-20) racconta gli ultimi momenti della presenza visibile di Gesù: sul monte raduna i suoi amici e assicura che lui non li abbandona. Anche se non più visibile come prima, lui rimane al fianco di coloro che manda ad annunciare il vangelo, la bella notizia dell'amore di Dio Padre. Lo Spirito che dona è la conferma di questa presenza.

Salmo 32
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama il diritto e la giustizia,

della sua grazia è piena la terra.

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.

Ecco, l'occhio del Signore veglia
su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
per liberarlo dalla morte

e nutrirlo in tempo di fame.

L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Signore, sia su di noi la tua grazia,

perché in te speriamo.

Il salmo loda l'opera di Dio a favore dell'umanità: la sua parola creatrice dona la vita alle creature e la conferma perché godano stabilmente del suo dono.

Dio è fedele, perché ama il diritto e la giustizia, e riempie la terra del suo dono gratuito - la grazia -. Dio si prende cura dell'opera delle sue mani, delle creature a cui ha donato il suo soffio vita, l'opera delle sue mani che vive del suo respiro. Come un genitore che veglia sui propri figli, così Dio segue con attenzione e premura l'uomo che libera dal peccato e dalla paura della morte, e nutre perché la carestia non lo distrugga.

L'uomo che contempla riconoscente questo dono di Dio, e avverte la sua protezione - nostro aiuto e nostro scudo - invoca su di sé la grazia, a causa della fiducia che pone nel Signore. Il Dio fedele fonda la certezza che l'uomo pone nella salvezza.

Un commento per ragazzi

Il guaio è che noi ci facciamo l'abitudine a tante cose; anche quelle più belle. Ci sono così tanti stimoli e interessi nella nostra giornata che non riusciamo più a meravigliarci, a fare "Oh!" di fronte a quanto ci circonda. E allora rischiamo che anche i messaggi più belli contenuti nei gesti d'amore attorno a noi, anche questa "parola di Dio" vada sprecata, e tutto a causa della nostra leggerezza o superficialità, che nascono dall'abitudine.

Un bambino che si addormenta sereno in braccio ai suoi genitori anche in mezzo a una confusione enorme. Nulla lo spaventa quando è tra le braccia della mamma o del papà. Oppure la tenerezza di due persone anziane - pensiamo ai nonni nostri o quelli dell'amico - che anche se acciaccate dagli anni e avendo perso la "bellezza" di un tempo, si sanno dimostrare un legame d'amore che è saldo come la roccia.

Se riusciamo a meravigliarci di questo e a cercare il senso dei fatti che vediamo, allora ci risulta più facile considerare quanto Mosè sottolinea parlando alla gente che ha condotto fuori dalla terra della schiavitù, verso la libertà e la vita vera.

Dio infatti, sembra dire la grande guida e il condottiero forte del popolo ebreo, si prende cura del popolo che lui ha "eletto", scegliendolo tra tutti gli altri popoli della terra. Il Dio che domina i cieli, è quello che "si china" sull'uomo che ha chiamato alla vita. Proprio come un genitore; può essere un grande personaggio della politica, dello sport, della cultura o delle "istituzioni", uno che tanti accostano con timore e riverenza...quando si trova vicino al proprio figlio manifesta dolcezza e tenerezza impensabili.

Se succede così agli uomini, tanto più a Dio, anche perché lui non ci tiene proprio per nulla ad apparire "forte" di una forza che ci può intimorire, oppure "potente" se questo crea in noi un senso di sottomissione che fa rima quasi con paura. Dio h sempre cercato il dialogo con l'uomo. Lo ricorda già il libro della Genesi quando ci dice che al tramonto Dio usciva a parlare con l'uomo. E questo dialogo con la sua più grande creatura ha raggiunto il traguardo ultimo con Gesù. Attraverso il Figlio noi non solo possiamo ascoltare il Padre, ma anche parlare con lui. E sono parole che conosciamo bene, che fin da bambini abbiamo imparato a dire. Sì, sono le parole del Padre nostro. È sì nei cieli, ma anche al nostro fianco. Dispone l'universo, e si prende cura di ogni persona.

Ecco allora che parlare di Trinità non è tentare di spiegare una specie di formula matematica difficile. È solo dare delle indicazioni per scoprire che c'è una storia d'amore che ci coinvolge, che non possiamo guardare dall'esterno con distacco. Una storia che ci fa esclamare "Oh!", come bambini. In fondo siamo sempre bambini nelle braccia di un Padre che ci ama con tenerezza. Un amore che non ci mette in imbarazzo, o ci crea vergogna; un amore che ci riempie di gioia e di allegria.

Un amore che va anche ricambiato, non solo quando diciamo che Dio è nostro Padre, ma soprattutto vivendo quelle scelte che lo rendono evidente a noi e anche a chi ci sta accanto e riesce così a scoprire che anche lui è figlio di Dio. In fondo è raccontare ai fratelli più piccoli la gioia di avere un Padre davvero grande nell'amore.

Un suggerimento per la preghiera

Dio, tu sei nostro Padre; Gesù, tuo Figlio e nostro fratello ci dona lo Spirito perché anche noi viviamo felici nella tua famiglia e scopriamo la gioia immensa di poter dialogare con te, che hai creato il mondo intero, immenso e meraviglioso e guidi la storia dell'umanità, mentre non smetti di prenderti cura di ciascuno di noi con la pazienza e la tenerezza di un Padre buono, che supera qualsiasi nostra attesa.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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