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TESTO Cibo eterno e sopraffino

don Luciano Sanvito

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XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (13/08/2006)

Vangelo: Gv 6,41-51 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,41-51

41Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

43Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Perché mangiamo?

Il Vangelo ci risponde così: per acquisire la visione del cielo.

Ogni cibo ingoiato per noi stessi e da noi stessi, ci fa invece essere ingoiati dalla morte, dal destino del finito, dal nulla di fatto e di senso.

Il Vangelo ci nutre per elevare alle cose celesti noi e gli altri, e il mondo.

Il cibo, materialmente, è sempre lo stesso, da che mondo è mondo, per noi e per tutti; ma il modo di assumerlo, ad esempio come dono e in gratitudine e in condivisione, ci fa sperimentare l'ampiezza del cielo che ci è dato come cibo di eternità.

A questo punto, il Vangelo ci fa fare un altro passo: non solo il cibo può essere mangiato per vedere il cielo e le cose celesti, ma per esserne assimilati!

Diventiamo quello che mangiamo.

E' la caratteristica del cibo sacro o consacrato, sempre presente in tutte le culture: dal pane e vino, al cibo della parola, dell'ascolto, della pazienza, del perdono,...

Intuiamo allora che questi cibi vari e diversificati che ogni giorno ci vengono posti davanti alla mensa del cuore, della mente e dell'anima, ci possono trasformare in eterni, perché passiamo dalla materialità del cibo, alla energia e alla vitalità del cibo stesso, alla potenza e al senso del cibo, e ad essere assimilati al cibo stesso, diventando a nostra volta cibi e nutrimenti spirituali per gli altri e per il mondo: segni del cibo.

E' quello che non capivano ancora quegli interlocutori evangelici: mentre divoravano e sbranavano quella persona che stava loro dinnanzi, non capivano che potevano invece renderla il loro nutrimento eterno, cibandosi di Lui e cibando Lui di loro.

 

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