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TESTO Il monte della verità...

don Luciano Sanvito

Trasfigurazione del Signore (Anno B) (06/08/2006)

Vangelo: Mc 9,2-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 9,2-10

2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Il salire e lo scendere rispetto al monte sono i due movimenti che l'uomo è chiamato a fare nei confronti di ogni realtà, per risultare vivo e vero.

*) Salire esprime il potere di innalzare se stesso e gli altri verso il potere migliore, verso la purezza assoluta (che più bianco non si può) del cuore, dell'anima e della mente, tendendo all'ideale dell'uomo veritiero.

La salita trasforma e trasfigura energeticamente, rendendo appunto più alti, più visibili e più segni, per sè e per gli altri.

*) Scendere è la condizione per incarnare il vero nella coralità del quotidiano, dove vige e trionfa sempre il silenzio purificante, fatto di nascondimento e di maturazione interiore, in un movimento di ridiscesa nella piccolarità dell'essere umano, che constata e illumina così la propria mortalità, il limite dei rapporti, dei progetti del cuore, dei sentimenti dell'anima e della potenza della mente.

I due movimenti, dosati nell'esperienza quotidiana del cammino del su e giù morale della vita, ci producono l'equilibrio trasfigurante le emozioni, i progetti e le intenzioni, nell'esercizio quindi dell'uomo a rispecchiarsi nella linea e nel programma dell'anima in evoluzione verso il bello, il vero e il vivo che gli viene mostrato eccezionalmente per stimolarne l'anelito.

E' l'esercizio della propria identità che ogni giorno è chiamata a rinnovarsi, a rischiararsi e a rendersi più brillante e bianca, lavata efficacemente dal detersivo della Legge e della Profezia, che nel Vangelo trovano concreto e vivo riferimento in colui che afferma di sè e dell'altro una risuscitazione continua, una risurrezione, che ancora è incomprensibile alla logica, ma che giace nella nostalgia umana come realtà viva e sperimentata già in un assaggio, e da ricercare come il cibo più prelibato per la gioia di sè, dell'altro e del mondo.

 

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