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TESTO Lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna...

Monaci Benedettini Silvestrini  

Lunedì della IX settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (05/06/2006)

Vangelo: Mc 12,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,1-12

1Si mise a parlare loro con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 2Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. 3Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 4Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. 5Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 6Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 7Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. 8Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. 10Non avete letto questa Scrittura:

La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo
;
11questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi
?».

12E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

La parabola odierna ci propone l'amore incondizionato di Dio, che invia il suo Figlio nella vigna, di sua proprietà, e il rifiuto dei capi d'Israele, che non accettano questa signoria. L'andamento simbolico investe tutta la storia del popolo d'Israele, fino alla tragedia che già si preannuncia, e si proietta nel futuro, interpellando la coscienza di ognuno. Il racconto allegorico segue questa semplice andatura, propria del vangelo di Marco. Il padrone della vigna manda un servo a ritirare dai vignaioli i frutti della vigna, ma il servo è bastonato; il padrone ne manda altri, e sono uccisi. Alla fine manda il suo figlio, dicendo: "Avranno rispetto per il mio figlio". Invece i vignaioli uccidono il figlio, pensando: "Così avremo noi la vigna". E' la storia umana che non riconosce e non accetta il dono di Dio. E' incredibile questo accecamento dell'uomo. Dio non ci opprime. Dio non ci costringe. Ci lascia nella nostra libertà di figli, carissimi, solo vuole condividere con noi la sua amicizia, dalla quale proviene la nostra vera felicità, ora e per sempre. Gesù, che parla della punizione dei vignaioli, ma non di quella della vigna, lascia intendere, che l'antico Israele può ancora far parte del popolo di Dio a condizione di non inciampare contro la pietra angolare, Cristo. Così Gesù per la prima volta in pubblico denuncia le intenzioni omicide dei suoi avversari e sottolinea che l'attuale piano di salvezza, per la volontà misericordiosa del Padre, passa su di lui. Facciamo attenzione perché la storia d'Israele può ripetersi; non è solo un evento del passato. Non è, neppure, un discorso minaccioso. La salvezza di Dio ha il suo corso inarrestabile. Allora "Darà la vigna ad altri". Ma noi "siamo sua vigna, suo pascolo". La sua opera di coltivatore, nei nostri riguardi, consiste nel fatto che non cessa d'estirpare con la sua parola dal nostro cuore i germi del male. E il frutto ci sarà. "Il nostro frutto però non renderà lui più ricco, ma renderà noi più felici" S. Agostino.

 

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