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TESTO Commento su Giovanni 21,20-25

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della VII settimana di Pasqua (03/06/2006)

Vangelo: Gv 21,20-25 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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20Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». 22Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». 23Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».

24Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Dalla Parola del giorno

Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu, seguimi!

Come vivere questa Parola?

Gesù ha indicato a Pietro la via che deve seguire e Pietro lo ha interpellato circa quella segnata per Giovanni. Di qui la risposta di Gesù che mette in luce la libera decisione di Dio. Ogni uomo ha la sua chiamata, la via da seguire per conseguire la propria realizzazione. E per ognuno la migliore è la propria che va assunta senza futili confronti. Pietro è invitato a ricalcare le orme del Signore lungo le strade polverose della storia. Un andare alla ricerca della pecorella smarrita per riportarla all'ovile. Per quanto riguarda Giovanni si accenna a un "rimanere". Il verbo fa pensare alla sosta contemplativa di Maria ai piedi di Gesù, in contrapposizione con l'indaffarato, eppure pieno di amore, muoversi di Marta. Due diversi modi di rapportarsi con il Signore, di servirlo. Ambedue necessari e, al tempo stesso, complementari. La Chiesa è un corpo in cui ogni membro svolge una determinata funzione, integrando gli altri e lasciandosi da essi integrare. Guai a voler giudicare gli altri partendo dalla propria personale esperienza o voler trasferire nel proprio vissuto quanto altri vanno realizzando. È un voler forzare i piani di Dio, un pretendere di applicare a Lui le nostre vedute, dimenticando che "le sue vie non sono le nostre vie". Dinanzi all'altro è necessario sostare in silenziosa adorazione del mistero di Dio che va attuandosi. Ciò non deve distoglierci o farci rallentare il passo nel nostro "seguire" il Maestro.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, rivedrò la mia personale chiamata, ne coglierò le sfumature rinnovando l'impegno di un "sì" pieno e gioioso.

Signore Gesù, ti rendo grazie per la "mia" vocazione. Per quella chiamata unica, irrepetibile con cui mi hai raggiunto fin dall'alba della mia esistenza. Donami di risponderti sempre con un "sì" generoso, senza voltarmi in dietro per confrontare il dono che hai fatto a me con quello fatto agli altri, né tanto meno giudicare quello degli altri partendo dal mio.

La voce di un Pastore

Il "Seguimi" è un imperativo radicale che non conosce tentennamenti né ripensamenti; esso comporta il coraggio della scelta, consapevoli che chi chiama è il Figlio di Dio.
Rino Fisichella

 

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