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TESTO Commento su Matteo 5,27-32

mons. Vincenzo Paglia  

Venerdì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (16/06/2006)

Vangelo: Mt 5,27-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Nel contesto della misericordia anche i rapporti tra le persone debbono seguire la via chiara del Vangelo. L'impegno di fedeltà tra moglie e marito non deve essere scavalcato dall'amore per se stessi e dalla schiavitù delle proprie soddisfazioni. Vi è una serietà nella sequela del Vangelo e non si può essere pietra di inciampo (questo significa "scandalo") per i fratelli. E' meglio perdere un occhio o perdere una mano se sono occasione di scandalo.Il parlare quindi non deve essere ambiguo; la parola del discepolo deve rispecchiare la forza e la chiarezza della parola di Dio. Lo spergiuro, da cui mette in guardia il Signore, avviene quando l'uomo è talmente egocentrico da sentirsi onnipotente fino a piegare ai suoi interessi Dio e gli altri. In verità, dice Gesù, non abbiamo potere neppure su un capello. L'umiltà è a fondamento dei rapporti tra gli uomini. E all'umiltà segue la verità e la franchezza. Il Signore ha creato l'uomo dandogli la dignità della parola; per questo Gesù dice: "Sia il vostro linguaggio: sì, sì; no, no; il superfluo procede dal maligno". E' a dire che le parole hanno un peso, non possono essere vane o ambigue. Attraverso di esse appare il cuore, come per Dio stesso. Il maligno allarga la sua forza con la corruzione delle parole.

 

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