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TESTO Commento su Matteo 6,19-23

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Venerdì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (21/06/2002)

Vangelo: Mt 6,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!

Come vivere questa Parola?

E' stato detto: "L'occhio è la finestra dell'anima, in realtà è la parte di noi più rivelatrice, a livello di corporeità, di quella realtà spirituale che ci distingue dall'animale. Il fremito dell'odio o della tenerezza, la gioia del dono o la cattiva bramosia di possedere si rivelano spesso nello sguardo. Quand'è che l'occhio è chiaro? Quando la persona vive interiormente la semplicità di un suo rapporto vero: un rapporto d'amore con Dio, con sé e coi fratelli, consentendo con pieno abbandono a ciò che Dio vuole da lei. L'occhio invece è "malato" quando la persona è centrata sul proprio ego, in balia della propria cupidigia, quando percorre le strade del voler "apparire" e del più "avere" anziché il vivere e operare in adesione a ciò che il Signore vuole e ci insegna con la sua Parola. Si tratta della cecità spirituale, che a volte arriva fino a chiamare luce le tenebre, giustificando falsamente il proprio percorso esistenziale sbagliato.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore quella luce del suo Spirito che mi permette di cogliere nel mio occhio interiore ciò che è luce e ciò che al contrario è tenebra.

Rendi vivo, mio Dio, l'occhio del cuore, perché io possa guardare a te e a ciò che a te piace, durante questo giorno, e non vada errando su percorsi di desideri e sentimenti non buoni.

La voce di Padre della Chiesa

Noi che vogliamo contemplare Dio, purifichiamo il nostro cuore mediante la fede, risaniamolo mediante la pace, perché lo slancio che ci fa amare l'un l'altro è già un dono di colui verso il quale si levano i nostri sguardi.
S. Agostino

 

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