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TESTO Commento su Am 2,8

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Lunedì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (28/06/2004)

Brano biblico: Am 2,8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

"Su vesti prese a pegno si stendono presso ogni altare e bevono il vino confiscato come ammenda nella casa del loro Dio"

Come vivere questa parola?

Il profeta Amos non è tenero con chi pratica una religione vana e deviante perché non strettamente connessa alla giustizia e al rispetto per tutti. Qui si riferisce ai pasti sacri che concludevano certi riti sacrificali. Con la forza di una fede autentica esprime la sua indignazione nei confronti di chi osava sfoggiare, in queste funzioni religiose, i beni confiscati ai poveri. In questo caso si tratta di vesti e di vino tolti con angherie alla gente che aveva solo quel poco per vivere. L'impudenza poi è l'ardire di esprimere culto a Dio attraverso questo scempio. No, Dio non può gradire il culto, una parvenza di lode e adorazione dal cuore marcio per sopruso verso il prossimo. Il Signore, già nella legge di Mosè, s'era fatto premura d'inculcare un profondo rispetto per tutti, anche per gli appartenenti al ceto sociale più basso. La prescrizione era chiara: "Quando presterai qualsiasi cosa al tuo prossimo, non entrerai in casa sua per prendere il suo pegno. Te ne starai fuori. E l'uomo a cui avrai fatto il prestito, ti porterà fuori il pegno". E aggiunge: "Se quell'uomo è povero non andrai a dormire col suo pegno. Dovrai assolutamente restituirlo al tramonto del sole, perché egli possa dormire col suo mantello e benedirti" (Dt 24,10-13) È il caso di riflettere su questa volontà di Dio tanto esplicita e tanto dimenticata nel corso degli anni! Quando il salmista invita a levare al cielo mani pure, allude certamente a questa necessità di coniugare il proprio culto a Dio con la giustizia e la misericordia. Ed è sempre salutare fare memoria di quello che, in regime di Nuovo Testamento, S.Paolo afferma: "Coloro che vogliono arricchire cadono nella tentazione, nel laccio di molte bramosie insensate e funeste che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. L'attaccamento al denaro, infatti, è radice di tutti i mali" (1 Tm 6,9-10).

Oggi, a questo rifletterò, nel mio rientro al cuore. E chiederò allo Spirito Santo che mi faccia luce sul rapporto strettissimo tra la mia preghiera, la mia partecipazione all'Eucaristia e il modo di relazionarmi al prossimo. Ne sono sempre più consapevole? Come tratto chi mi vive accanto e come tratto il debole, il povero, l'indigente?

Signore, liberami dalla bramosia di arricchirmi e di possedere tanti beni. O UNICO VERO BENE del mio esistere, fammi capace di percepire la preziosità di ogni persona, di trattare tutti con profondo rispetto e con liberalità di cuore.

La voce di un Padre della Chiesa

Cerchi danaro e guadagno dal povero? Se avesse potuto renderti più ricco, avrebbe forse battuto alla tua porta? E' venuto per trovare aiuto, ha trovato un nemico. Ha cercato un rimedio, ha incappato nel veleno. Sarebbe stato tuo dovere alleviare la miseria di quell'uomo, e tu invece ne aumenti l'indigenza, cercando di ricavare tutto il possibile dalla miseria. Non sai che rendi tanto maggiore la massa dei tuoi peccati, quanto più pensi di aumentare la tua ricchezza per mezzo dell'usuraio.
Basilio il Grande

 

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