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TESTO Commento su Luca 15,3-7

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sacratissimo Cuore di Gesù (Anno C) (18/06/2004)

Vangelo: Lc 15,3-7 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,3-7

3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

Dalla Parola del giorno

Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.

Come vivere questa parola?

Stando a questa breve parabola, convertirsi è lasciarsi trovare dalla misericordia di Dio, che ci viene dietro finché non ci ritrova, facendosi carico del rischio e del peso del nostro essere smarriti e fiacchi. Notiamo soprattutto quell'avverbio che l'evangelista pone tra il cercare e il trovare la pecora perduta: "finché", "finché non la ritrova", che lascia intuire l'affanno, la tenacia e l'infinita pazienza di Dio che non s'arrende né ci volta le spalle davanti all'evidenza colpevole delle nostre fughe. In particolare, è nell'immagine di quest'uomo "tutto contento" che si mette in spalla la sua pecora ritrovata, che Gesù ci mostra la tenerezza viscerale e paterna del Signore, soprattutto se pensiamo che ai tempi di Gesù, i pastori, spesso, dopo aver ritrovato la pecora perduta, le spezzavano una zampa perché l'animale imparasse a non allontanarsi dal gregge.

Ecco, dunque, l'annuncio straordinario di questa parabola: Dio non ci spezza le gambe quando ci allontaniamo da Lui, non ci abbandona a noi stessi, né c'insegue per castigarci. Al contrario, ci viene dietro per amore e ci prende su di sé, con il peso del nostro peccato, spossati, stanchi, scoraggiati, incapaci da soli di tirarci su per rimetterci in cammino sulle nostre gambe. Con uno scopo ben preciso: riportarci a casa e fare festa con Lui. Sì, festeggiare, perché c'è gioia in cielo per un peccatore convertito, per chi, senza più ritrosie né rimandi, si lascia afferrare dalla Sua misericordia e fermamente decide in cuore di tornare sui suoi passi, cessando di nascondersi allo sguardo di Colui che non ha mai smesso di cercarlo!

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi lascerò prendere e portare sulle spalle da Dio, e con gioia tornerò a casa, pacificato e sereno, distogliendo lo sguardo dalle mie ferite per contemplare nel Suo Cuore sacratissimo le feritoie della divina misericordia. E pregherò:

Io sono prezioso ai tuoi occhi, Signore: finalmente lo capisco! Sono prezioso e degno di stima...e Tu, Misericordio e Fedele, mi ami!

La voce di un vescovo e dottore della Chiesa

Rallegriamoci per questa pecora, che si era smarrita nella persona di Adamo. E' Cristo che l'ha salvata. La porta sulle spalle, che sono i legni della croce. Qui ho deposto i miei peccati. Sulle spalle del Crocifisso ho trovato riposo.
Sant'Ambrogio

 

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