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TESTO Come tralci potati e fecondi per la Missione

padre Romeo Ballan  

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V Domenica di Pasqua (Anno B) (14/05/2006)

Vangelo: Gv 15,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,1-8

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Riflessioni

Le poche ore che vanno dall'Ultima Cena all'avvio della passione di Gesù sono per l'evangelista Giovanni un tempo denso, vissuto nel Cenacolo, nel quale egli colloca molti temi cari alla sua teologia e alla sua esperienza spirituale. In questo contesto di addio, così carico di significato e di emozioni, si inserisce il passaggio odierno del Vangelo sulla 'vite e i tralci', nel quale Gesù assume la ricca tematica biblica della vite, cantata dai profeti (Isaia, Geremia, Ezechiele) e nei salmi (80). Qui Gesù si identifica con la vite: "Io sono la vera vite" (v. 1). Egli è la vite vera del nuovo Israele, che non deluderà l'attesa divina, perché darà frutti.

Nel brano della vite e dei tralci c'è una rivelazione trinitaria: il Padre è il vignaiolo, il Figlio è la vera vite, lo Spirito Santo è la linfa vitale e amorosa nel seno della Trinità e nel cuore dei discepoli, che sono i tralci. Dell'allegoria della vite e dei tralci è possibile, inoltre, fare una lettura ecclesiale ed eucaristica: il primo "frutto della vite" è l'Eucaristia della nuova alleanza nel sangue di Gesù (Mt 26,29). Gli altri frutti sono richiesti a coloro che Egli chiama a seguirlo: perché "portiate molto frutto e diventiate miei discepoli" (v. 8). Questi frutti si trovano nel campo che è il mondo, dove "la messe è molta, ma gli operai sono pochi" (Mt 9,37).

La condizione indispensabile per portare frutti sta nell'unione del tralcio con il ceppo; su questo punto l'esperienza della vita agricola non ammette alternative né eccezioni. Da qui l'insistenza di Gesù: "Rimanete in me e io in voi" (v. 4). Per ben 7 volte, nel corto brano odierno, appare il verbo "rimanere". Non basta quindi una presenza qualunque, di passaggio, come un volo d'uccello da pianta in pianta, o di farfalla da un fiore all'altro; 'rimanere' indica stabilità, dimora fissa, residenza. Cioè amicizia, convivenza, identificazione. (*) Un'amicizia che si rafforza nella "potatura", vissuta come passaggio necessario di purificazione e di fecondità, "perché porti più frutto" (v. 2). Ce lo assicura anche Giobbe che di potature se ne intendeva: felice l'uomo che è corretto da Dio, le cui mani feriscono solo per risanare (Gb 5,17-18).

L'invito a fidarsi di Dio sempre –anche nei meandri del dolore- ci viene pure da Giovanni (II lettura), perché "Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa" (v. 20); Egli ci ha dato lo Spirito Santo (v. 24), per aiutarci a non amare a parole, "ma coi fatti e nella verità" (v. 18).

Una testimonianza di siffatto amore ce la offre la storia di Paolo (I lettura): dopo aver perseguitato i cristiani, scopre in essi la presenza del Signore che ha cambiato la sua vita. Sulla strada di Damasco non è nato solo un cristiano, ma l'apostolo, il grande missionario, che -grazie alla mediazione di Barnaba che lo presentò agli apostoli-, predicava a Damasco e a Gerusalemme con coraggio, apertamente nel nome del Signore Gesù (v. 27-28). Ma le paure e i sospetti erano grandi nei suoi confronti, non solo perché era stato un persecutore, ma forse soprattutto perché "Paolo manifestava una forza ed una ampiezza di visione che sorprendeva e intimoriva i cristiani che già si erano assuefatti ad una vita senza il soffio missionario che dimostrava il neoconvertito. Egli predicava con coraggio e non aveva paura di intavolare discussioni con Ebrei di lingua greca. Il suo messaggio e la sua veemenza gli creavano problemi. Paolo prendeva sul serio quello che tanto ci costa: amare il prossimo nella sua situazione concreta" (Gustavo Gutiérrez).

Invece di evadere nei suoi progetti e seguire la propria strada, Paolo, potato e fecondato nella sofferenza, affronta incomprensioni e divergenze, accetta il confronto con gli altri apostoli, non si isola, ma cerca e mantiene la comunione ecclesiale con il gruppo. Un esempio per coloro che, anche oggi, si dedicano con passione alla causa missionaria del Vangelo, ma incontrano incomprensioni e contrasti nella comunità ecclesiale. La tentazione di abbandonare è la cosa più facile. Paolo invece ha lottato e resistito. Cercando sempre la comunione. Con amore.

Parola del Papa

(*) "Il destino di questi chiamati, d'ora in poi, sarà intimamente legato a quello di Gesù. L'apostolo è un inviato, ma, prima ancora, un esperto di Gesù... L'avventura degli Apostoli comincia così, come un incontro di persone che si aprono reciprocamente. Comincia per i discepoli una conoscenza diretta del Maestro. Vedono dove abita e cominciano a conoscerlo. Essi infatti non dovranno essere annunciatori di un'idea, ma testimoni di una persona. Prima di essere mandati ad evangelizzare, dovranno stare con Gesù (cfr Mc 3,14), stabilendo con lui un rapporto personale. Su questa base, l'evangelizzazione altro non sarà che un annuncio di ciò che si è sperimentato e un invito ad entrare nel mistero della comunione con Cristo (cfr 1Gv 1,3)".
Benedetto XVI

Catechesi all'Udienza generale, mercoledì 22.3.2006

Sui passi dei Missionari

- 14/5: S. Mattia Apostolo, chiamato a integrare il numero dei Dodici.

- 14/5: B. Teodora (Anna Teresa) Guérin (1798-1856), religiosa francese delle Suore della Divina Provvidenza, missionaria a Indianapoli (USA).

- 15/5: S. Isidoro, l'agricoltore (Madrid, circa 1080-1130), sposo della B. Maria de la Cabeza: fu esempio di lavoro e di fiducia nella Provvidenza.

- 15/5: Giornata Internazionale della Famiglia, istituita dalle Nazioni Unite nel 1994.

- 16/5: B. Simone Stock (+1265), eremita inglese, entrò nell'Ordine dei Carmelitani, dando impulso alla devozione mariana e al consolidamento dell'Ordine; morì a Bordeaux (Francia).

- 17/5: S. Pasquale Baylón (1540-1592), religioso francescano spagnolo; per il suo speciale amore e dottrina sull'Eucaristia, Leone XIII lo proclamò Patrono dei Congressi eucaristici.

- 17/5: B. Ivan Ziatyk (1899-1952), sacerdote ucraino, della Congregazione dei Redentoristi; fu incarcerato, condannato ai lavori forzati nel campo di Oserlag, vicino a Irkutsk (Siberia), ove morì.

- 20/5: S. Bernardino da Siena (1380-1444), sacerdote francescano, esempio di infaticabile missionario itinerante e di predicatore popolare.

 

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