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TESTO Io offro la mia vita, dice il Buon Pastore

don Roberto Rossi  

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IV Domenica di Pasqua (Anno B) (07/05/2006)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,11-18

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Ci sono nella Parola di Dio di oggi due immagini di Cristo Signore: la pietra angolare con l'affermazione che in nessun altro c'è salvezza, cioè che è l'unico Salvatore del mondo e l'immagine del Pastore. Il pastore pasce e nutre, va in cerca di chi si perde, conosce le sue pecore ed esse lo conoscono. Cristo è il Buon Pastore: Egli offre la vita. Possiamo fare una sottolineatura sul "conoscere". Il Buon Pastore conosce le sue pecore ed esse conoscono Lui.

E' importante questo per noi: conoscere Cristo come Pastore e vedere nella Chiesa la guida per la nostra vita. Cristo lascia a Pietro il suo gregge. Conoscere Cristo è ascoltare la sua voce. Se attorno ad un pozzo si radunano vari pastori coi propri greggi, quando uno si avvia e chiama, state pur certi che solo le sue pecore lo seguono. A meno che una pecora non sia malata, sorda, cieca...

Ci sono attorno a noi voci buone e voci sbagliate. Si cercano tante voci e si trascura la voce che viene dalla Chiesa, da Cristo, presente nella Chiesa. E questo è il prurito del mondo; questo è un rischio e un pericolo molto grave. Non abbiamo idea di quanto male recano alle coscienze di giovani e di adulti libri, TV, programmi, spettacoli, dibattiti, siti internet... Ci sono tante voci sbagliate e tanta lotta contro il vangelo di Gesù e l'insegnamento e la testimonianza della Chiesa. Chiediamo di essere capaci di riconoscere la voce di Colui e di Colei (la Chiesa) che offre la vita per noi, per puro amore.

Un altro aspetto. Anche noi "buoni pastori", come ci suggerisce una bella
riflessione di d. Tonino Lasconi che in parte riporto.

«lo sono il buon pastore». Questo identikit che Gesù fa di se stesso, rafforzato dalla parabola della pecora smarrita del Vangelo di Luca, colpì talmente i primi cristiani da spingerli a superare la proibizione ebraica di creare immagini di Dio. Infatti la prima raffigurazione di Gesù, dipinta sulle pareti delle catacombe romane, è quella del «buon pastore».

L'immagine nel tempo ha perduto la forza di identikit di Gesù. È diventata un po' patetica, sdolcinata. In molte rappresentazioni moderne la pecora che bela disperata tra le spine, o sull'orlo di un precipizio, attira l'attenzione più del pastore.

È necessario ridare alle parole di Gesù la pienezza del loro significato. Gesù «buon pastore» è il Figlio che dice al Padre: «Non hai voluto sacrifici di cose e animali, eccomi! Manda me». È il Samaritano che si fa vicino, soccorre, provvede a risolvere il problema del fratello in difficoltà, chiunque esso sia. È il Maestro che lava i piedi ai suoi discepoli. È l'Innocente che si consegna liberamente nelle mani del sinedrio e di Pilato. Niente sentimentalismi! Niente devozionismi! Gesù non ci propone il suo identikit per farci commuovere, ma per invitarci a dare la vita per gli altri. Come lui.

Da evitare anche un' interpretazione riduttiva del «buon pastore» che può derivare indirettamente dalla Giornata mondiale per le vocazioni sacerdotali e religiose celebrata in questa domenica. Un «buon pastore», cioè, riservato ai pastori: papa, vescovi, preti, religiosi. Niente affatto! Gesù «buon pastore» è modello di vita per tutti.

Chi vuole seguirlo, qualunque sia il suo servizio nella Chiesa, non ha altra via che «dare la vita per le sue pecore». Come Lui. Chi è sposato deve esserlo da «buon pastore». Chi non lo è, ugualmente. Chi è genitore, deve esserlo da «buon pastore». Chi non lo è, ugualmente. Prete, frate, suora? Da «buon pastore». Tutte le altre scelte. Ugualmente! Con i colleghi, gli amici, le persone incontrate casualmente, i coinquilini, gli alunni, gli insegnanti; con chi ci vuole bene, con chi ci vuole male; con i concittadini, con gli extracomunitari; con i bianchi, con i neri... seguire Gesù significa essere «buon pastore» disposto a dare la vita per le sue pecore. La cosa ci fa un po' paura. Certo! Perché è una scelta difficile, ma anche perché dare la vita ci fa pensare a cose fuori dall'ordinario, eccezionali, eroiche. Dare la vita significa, invece, dare un sorriso, fare pace, perdonare, dire una parola buona, non dire una parola cattiva, stringere la mano, stare vicino in silenzio...

Gesti semplici che ci cadono addosso come la goccia che scava la pietra. Addosso ogni giorno. In ogni luogo. In ogni situazione. Se non li scansiamo, pian piano trasformano il nostro cuore di pietra in cuore di carne. Come quello del «buon pastore». Anche noi "buoni pastori"...

- Chi ha una vocazione particolare per essere conformato a Cristo capo e pastore. Qui il significato grande di questa giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

- Tutti siamo chiamati ad essere "pastori buoni" che danno la vita per gli altri. Cosa significa dare la vita? Abbiamo visto che si può partire dalle piccole buone azioni di ogni giorno, fino a scelte grandi, che a volte si può essere chiamati a fare.

- E' dare la vita anche l'impegno e il dono di tempo, di energie, di capacità, di collaborazione, di sacrificio che tanti offrono nella vita della comunità cristiana, nella parrocchia. Difatti tutto questo viene chiamata "attività pastorale". E tutti possiamo essere sempre più soggetti attivi di pastorale, anziché solo destinatari o fruitori dell'azione pastorale della Chiesa.

 

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