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TESTO Commento su 1 Gv 3,1

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (07/05/2006)

Vangelo: 1gv 3,1 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,11-18

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Dalla Parola del giorno

Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!

Come vivere questa Parola?

"Siamo figli di Dio". Una constatazione a cui abbiamo fatto l'abitudine e che quindi non ci smuove più di tanto. Eppure è qualcosa di sconvolgente. La distanza infinita che ci separa dal Creatore è colmata da questo riversarsi di Dio-Amore in noi. Per suo dono, possiamo chiamare Dio col nome di Padre e non in senso analogico. Giovanni afferma: "e lo siamo realmente!" riassumendo in questa semplice espressione tutto lo stupore di chi ne percepisce la grandiosità. Sì, siamo figli di Dio. Generati dal suo amore e chiamati a vivere di questo amore. Non possiamo svendere la nostra dignità cedendo al facile compromesso. Ma cosa vuol dire per noi oggi vivere da figli di Dio? Basta guardare al "Figlio" per eccellenza che è Gesù. Lui che ci ha rivelato il volto del Padre ci ha anche rivelato il nostro vero volto: quello, appunto, di figli. Gesù si relazione al Padre nel segno dell'amorosa obbedienza: "Io faccio sempre ciò che piace al Padre"; del sereno e fiducioso abbandono: "Io so che sempre mi ascolti... Padre, nelle tue mani affido il mio spirito"; dell'umile e gioiosa riconoscenza: "Ti ringrazio o Padre!". Nei riguardi degli uomini, poi, lo vediamo chinarsi con amore su qualunque necessità: gli ammalati accorrono a lui, i poveri, gli emarginati, gli esclusi possono accostarlo senza difficoltà. Infrange tabù consolidati da tradizioni umane pur di farsi prossimo di chi soffre (lebbrosi, donne, bambini...). In particolare si prende cura dei peccatori. Per loro ha tratti di misericordia ineguagliabili: "Oggi sarai con me in paradiso!". "Io non sono venuto per condannare ma per salvare... perché abbiano la gioia". Ecco il ritratto del figlio di Dio, il mio, il tuo ritratto. A questo siamo chiamati!.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi confronterò con Gesù. Fino a che punto il mio modo di pensare di essere e di operare ne ricalca le orme?

Ti ringrazio, Padre, di avermi chiamato ad essere tuo figlio. Ti ringrazio perché in Gesù me ne indichi i tratti qualificanti che devo assumere. Ti ringrazio perché nel dono dello Spirito rendi possibile tutto ciò.

La voce di una donna provata dal dolore

Come è bello avere un Padre nel cielo che ci aiuta e ci ama più di noi stesi; un Padre che conosce anche il numero dei capelli del nostro capo! Come amo il Signore!, Lui, che veramente mi ha sempre custodita, ed è accorso ad aiutarmi tutte le volte che io l'ho invocato.
Benedetta Bianchi Porro

 

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