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TESTO Commento su Giovanni 8,1-11

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Lunedì della V settimana di Quaresima - Anno B (03/04/2006)

Vangelo: Gv 8,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.

Come vivere questa Parola?

La severità accusatrice di ambigui uomini di legge, scribi e farisei, non di rado tacciati di ipocrisia da Gesù, trascina una donna, colta in flagrante adulterio, davanti al Maestro. Loro l'hanno già condannata, la portano da Gesù solo per tendergli un tranello. Se Gesù assolve la peccatrice si mette contro la Legge; se la condanna rinnega la sua pre-dicazione e perde credibilità. Ambigui e astuti! Nel primo caso potranno condannarlo, nel secondo screditarlo.

Non solo: la lapidazione, come sappiamo, è una forma collettiva di esecuzione capitale, nella quale ognuno si mette al riparo degli altri, della massa: il mio sasso si confonde nel mucchio. L'espressione "scagli la prima pietra" ricorda infatti Dt 13,10 dove si vuole che siano i testimoni oculari a iniziare l'esecuzione della condanna. Si tratta cioè di qualcuno che si assume una responsabilità particolare nell'esecuzione e si trascina dietro gli altri. Ecco perché Gesù dice, a mo' di sfida: qualcuno se la sente di uscire allo scoperto, di condannarla senza ripararsi dietro il comodo paravento degli altri?

Uscire allo scoperto e assumersi una responsabilità precisa, in prima persona: ecco cosa ci chiede oggi Gesù, sia in ordine al perdono accolto e offerto a piene mani, sia in ordine alla consapevolezza d'essere tutti bisognosi di mise-ricordia. Ma non basta! Nel percepirci e dichiararci peccatori – sembra voler chiarire il Maestro - dobbiamo evitare di nasconderci dietro ridicoli paraventi riconducendo il nostro peccato a incontrollabili cause "esterne": meccanismi sociali, cedimenti di gruppo, posizioni politiche inique etc.

Questa consapevolezza chiedo oggi in preghiera al Signore, lasciando riecheggiare il commento di Agostino a questa splendida pagina evangelica: "Rimasero in due, la miseria e la misericordia" (Relicti sunt duo, misera et misericordia - In Ioh. Ev. tr. 33,5).

Donami, Signore, di fare anch'io, come l'adultera perdonata, quest'esperienza d'intimità profonda con Te, in cui io, miseria, mi espongo fiduciosa a Te, Misericordia.

La voce di un Pastore

Un cambiamento radicale nasce dal riconoscimento, senza ipocrisie o veli, della verità, bontà e salute del nostro cuore, nel quale nascono e si nascondono il nostro bene ed il nostro male.
Mons. Antonio Riboldi

 

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