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TESTO L'ora di Gesù e l'ora dell'uomo

don Mario Campisi  

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V Domenica di Quaresima (Anno B) (02/04/2006)

Vangelo: Gv 12,20-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 12,20-33

20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». 33Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Ci si avvicina alla Pasqua, all'«ora» di Gesù per usare il linguaggio giovanneo. E' innanzitutto l'«ora della morte», e quindi il momento della grande crisi di Gesù, ma anche di tutti gli uomini. Passione e morte sono le compagne non amiche di ogni essere vivente. Per «vedere Gesù», come i greci del Vangelo di oggi (v. 21), bisogna riconoscere la vita dentro la morte, i segni della «gloria-presenza di Dio» nelle ferite della passione: nella «sua» passione-morte, nella «nostra» passione-morte.

Interessante è la richiesta di questi greci che, trovandosi a Gerusalemme per la pasqua ebraica e, mossi da vivo desiderio, chiedono all'apostolo Filippo: «Vogliamo vedere (=credere in) Gesù». Questa è la domanda che, attraverso i secoli, hanno posto molti degli uomini che hanno sentito parlare di Gesù di Nazaret. Anche nel nostro tempo molti continuano ad esprimere questo vivo desiderio, oggi più che mai, di fronte al graduale smarrimento dell'umanità che versa nell'odio e nella violenza. Oggi è sempre più forte il grido: «Vogliamo vedere Gesù», «Vogliamo conoscere chi è veramente Gesù», con la speranza di trovare in lui una proposta di vita e la liberazione dalle varie schiavitù.

La parola di Dio della liturgia odierna ci guida in tale ricerca. La quale è tanto più necessaria in quanto si corre spesso il rischio di costruire un Gesù secondo i gusti e la mentalità della gente, fatto a nostra immagine e somiglianza, non rispettando la novità e l'originalità di Gesù.

Gesù va subito al cuore della domanda dei greci parlando della sua «ora» (v. 22), cioè «l'ora» della passione, morte e risurrezione. L'evento della croce ci rivela il vero volto di Gesù nel suo rapporto singolare di Figlio col Padre. Gesù stesso invita gli interlocutori a fermarsi non tanto sui suoi discorsi o sui suoi miracoli, quanto a guardare alla croce, momento fondamentale per capire tutta la sua vicenda storica e la sua missione salvifica.

Per farci conoscere il suo mistero più profondo, Gesù parla dell'evento ultimo della sua vita: la croce. La croce è «l'ora» verso la quale la vita di Gesù è orientata fin dall'inizio e rappresenta il compimento di tutta la vicenda terrena di Gesù.

«Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me»: in tale detto viene espressa la fecondità del dono totale di Cristo. La croce di Cristo diventa così costruttrice di comunità; evidenzia la sua capacità di attrazione. Ma prima di arrivare alla gloria del Padre, Gesù deve necessariamente passare attraverso la notte della passione e della morte. E con una breve parabola illustra il senso profondo della sua passione imminente, quale sorgente di vita attraverso la morte e nella morte: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (v. 23).

Anche per la Chiesa, come Gesù, è «l'ora della passione-glorificazione». La parabola del chicco di grano delinea perfettamente la vita del credente, della comunità cristiana e di tutti gli uomini: «perdere la vita» per gli altri, attraverso il dono di se stessi e l'impegno del servizio.

La strada del discepolo e della comunità cristiana che intendono seguire Gesù è quella della croce. Essa rimane un punto fisso e una dimensione costitutiva della vita cristiana, e sa da un lato smorza eccessivi entusiasmi, dall'altro lato corregge ogni forma di sfiducia e di pessimismo. Occorre la consapevolezza che la glorificazione avverrà sempre attraverso «il perdere la vita per gli altri», così come ha fatto Gesù.

 

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