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TESTO Commento su Giovanni 20,19-31

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

II Domenica di Pasqua (Anno B) (30/04/2000)

Vangelo: Gv 20,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Dalla Parola del giorno

Venne Gesù, a porte chiuse, e disse: "Pace a voi". Poi, rivolto a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente".

Come vivere questa Parola?

E' passata una settimana da quando Gesù è risorto; ma i discepoli hanno paura dei Giudei fanatici e hanno sprangato le porte. Questa volta, apparendo, Gesù offre, quasi a conferma e concretizzazione del dono della pace, i segni dei chiodi nelle mani e la ferita del costato che era stato squarciato dalla lancia.

Ma come mai – ci chiediamo – l'enorme fatto della resurrezione non ha restaurato perfettamente (come avrebbe certo potuto!) tutto il corpo di Gesù, fino a togliere anche le cicatrici? Ecco, hanno ragione i teologi nel dirci che la perfezione del corpo risorto è di un altro ordine e non ha niente a che vedere con la perfezione di un corpo in perfetta salute. Soprattutto però hanno ragione i mistici nell'affermare che, poiché quelle sono "ferite d'amore", l'Amore che le ha sofferte e offerte le rende indelebili, vivificanti e gloriose, per sempre.

Oggi, vivendo la gioia del Signore Risorto, mi espongo alle sue piaghe. Metto spiritualmente la mia mano nel suo costato e sfioro, come Tommaso "non più incredulo ma credente" la sua Carne trafitta e resuscitata. In un momento di contatto interiore profondo, chiedo che anche le mie ferite si trasfigurino. Mi soccorre S. Paolo nel dirmi che in ogni sofferenza portata per amore, si manifestano anche in me le stigmate del Signore Crocifisso e Risorto (cfr. Gal.2,20)

La voce di un maestro spirituale vivente

"Le piaghe del Risorto ne sono l'ornamento più impressionante. Non grondano più sangue ma, come le hanno viste gli antichi iconografi, irradiano luce".
André Louf

 

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